Nella prima parte del contributo si osserva come non debba essere tradotto un testo oulipiano, prendendo ad esempio "Perché non ho scritto nessuno dei miei libri" di Marcel Bénabou la cui traduzione italiana ignora moltissimi dei giochi verbali in esso contenuti. La seonda parte è una riflessione che trova il suo punto di partenza nell'estetica della ricezione: la traduzione deve produrre sul lettore d'arrivo lo stesso effetto che l'originale ha avuto sul parlante nativo? Se così fosse, un romanzo come "Ecrire sur Tamara" di Bénabou necessiterebbe, più che di una traduzione, di un adattamento, una transcodificazione. Una reductio ad absurdum dimostra il paradosso dell'ipotesi.
Romanzo oulipiano: traduzione oplepiana?, 2012-12.
Romanzo oulipiano: traduzione oplepiana?
Brignoli, Laura
2012-12-01
Abstract
Nella prima parte del contributo si osserva come non debba essere tradotto un testo oulipiano, prendendo ad esempio "Perché non ho scritto nessuno dei miei libri" di Marcel Bénabou la cui traduzione italiana ignora moltissimi dei giochi verbali in esso contenuti. La seonda parte è una riflessione che trova il suo punto di partenza nell'estetica della ricezione: la traduzione deve produrre sul lettore d'arrivo lo stesso effetto che l'originale ha avuto sul parlante nativo? Se così fosse, un romanzo come "Ecrire sur Tamara" di Bénabou necessiterebbe, più che di una traduzione, di un adattamento, una transcodificazione. Una reductio ad absurdum dimostra il paradosso dell'ipotesi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.