Autore marcatamente sperimentale, David Markson offre interessanti spunti di riflessione sul rapporto tra linguaggio e logica e tra linguaggio e morte. I suoi romanzi sono successioni di frasi interrotte da un doppio spazio, lunghi elenchi di personaggi, realmente esistiti o inventati, di cui si riportano idiosincrasie, aneddoti sulla vita o sulla morte. Su queste trame inesistenti o negate (si veda This Is Not a Novel) e partendo programmaticamente dal Wittgenstein del Tractatus e ancor più delle Ricerche filosofiche, Markson ci mostra le insidie del ragionamento logico e la fallacia del linguaggio stesso. A questo fine fa ampio uso di una sintassi criptica (cross-circuited schematism), della contraddizione, del condizionale controfattuale, della negazione, dell’interrogazione, dell’apocope, del chiasmo e dell’anticlimax. Le strategie retoriche si intrecciano a una poetica della morte come possibilità di un’impossibilità, con implicito riferimento a Heidegger e Derrida. Così concepita la scrittura, come la morte, diventa ripetizione, citazione, errore reiterato all’infinito, domanda senza risposta, ma anche potenzialità assoluta, A e ¬ A. David Markson’s experimental novels offer interesting cues for a reflection upon the relationship between language and logic and language and death. The plots are non-existent or deliberately negated (as in This Is Not a Novel): merely a series of sentences divided by a double space, telegraphically reporting anecdotes concerning the lives and deaths of either real or fictional characters. The use of syntax and rhetorical devices – cross-circuited schematism, contradictions, counterfactual conditionals, negations, interrogations, apocopes, chiasmuses, anticlimaxes – is meant to underline the limits of logical reasoning and the fallacy of language. In this, Markson clearly draws inspiration from Wittgenstein, not only as the author of the Tractatus, but even more as the author of the Philosophical Investigations. In his poetics of death he also recalls Heidegger and Derrida’s aporias. Thus conceived writing, just like death, is repetition, quotation, infinitely reiterated error, question which remains unanswered; on the other hand, it is absolute potential, A e ¬ A.
"Towards what final grievous contemplation amid the disarray?": linguaggio e logica della fine dei romanzi di David Markson, 2009-11.
"Towards what final grievous contemplation amid the disarray?": linguaggio e logica della fine dei romanzi di David Markson
Logaldo, Mara
2009-11-01
Abstract
Autore marcatamente sperimentale, David Markson offre interessanti spunti di riflessione sul rapporto tra linguaggio e logica e tra linguaggio e morte. I suoi romanzi sono successioni di frasi interrotte da un doppio spazio, lunghi elenchi di personaggi, realmente esistiti o inventati, di cui si riportano idiosincrasie, aneddoti sulla vita o sulla morte. Su queste trame inesistenti o negate (si veda This Is Not a Novel) e partendo programmaticamente dal Wittgenstein del Tractatus e ancor più delle Ricerche filosofiche, Markson ci mostra le insidie del ragionamento logico e la fallacia del linguaggio stesso. A questo fine fa ampio uso di una sintassi criptica (cross-circuited schematism), della contraddizione, del condizionale controfattuale, della negazione, dell’interrogazione, dell’apocope, del chiasmo e dell’anticlimax. Le strategie retoriche si intrecciano a una poetica della morte come possibilità di un’impossibilità, con implicito riferimento a Heidegger e Derrida. Così concepita la scrittura, come la morte, diventa ripetizione, citazione, errore reiterato all’infinito, domanda senza risposta, ma anche potenzialità assoluta, A e ¬ A. David Markson’s experimental novels offer interesting cues for a reflection upon the relationship between language and logic and language and death. The plots are non-existent or deliberately negated (as in This Is Not a Novel): merely a series of sentences divided by a double space, telegraphically reporting anecdotes concerning the lives and deaths of either real or fictional characters. The use of syntax and rhetorical devices – cross-circuited schematism, contradictions, counterfactual conditionals, negations, interrogations, apocopes, chiasmuses, anticlimaxes – is meant to underline the limits of logical reasoning and the fallacy of language. In this, Markson clearly draws inspiration from Wittgenstein, not only as the author of the Tractatus, but even more as the author of the Philosophical Investigations. In his poetics of death he also recalls Heidegger and Derrida’s aporias. Thus conceived writing, just like death, is repetition, quotation, infinitely reiterated error, question which remains unanswered; on the other hand, it is absolute potential, A e ¬ A.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.