Il saggio analizza un singolare ‘spazio autobiografico’: l’Atlas di Gerhard Richter, straordinaria opera-collezione di tutti i materiali iconografici raccolti dall’artista nell’arco di più di cinquant’anni. Fotografie amatoriali, album di famiglia, ritagli di giornali, bozzetti, schizzi e esperimenti, compongono un enorme diario visivo, una sorta di ‘ritratto dell’artista al lavoro’. Mappa cognitiva più ancora che archivio, album di visioni e atlante della memoria, l’Atlas predispone un percorso epistemico, oltre che estetico, in cui le immagini tracciano una storia collettiva della percezione in forma di racconto autobiografico. La fotografia amatoriale svela per Richter l’impronta di un regime collettivo dello sguardo: ogni immagine è il tracciato unico di un’individualità e, insieme, la sua resa a un ordine comune. Il racconto di Sé affidato alle immagini è, sotto questo aspetto, la cifra esemplare della forma attraverso cui, a partire dal XIX secolo, ci è possibile (ri)conoscerci: non il semplice affidarsi a una traccia, ma il consegnare ciò che siamo all’ordine ‘evidente’ delle immagini, in un gesto di piena adesione alla leggibilità del mondo e di noi stessi.
Fuori di Sé: identità e immagine, 2012.
Fuori di Sé: identità e immagine
Farinotti, Luisella
2012-01-01
Abstract
Il saggio analizza un singolare ‘spazio autobiografico’: l’Atlas di Gerhard Richter, straordinaria opera-collezione di tutti i materiali iconografici raccolti dall’artista nell’arco di più di cinquant’anni. Fotografie amatoriali, album di famiglia, ritagli di giornali, bozzetti, schizzi e esperimenti, compongono un enorme diario visivo, una sorta di ‘ritratto dell’artista al lavoro’. Mappa cognitiva più ancora che archivio, album di visioni e atlante della memoria, l’Atlas predispone un percorso epistemico, oltre che estetico, in cui le immagini tracciano una storia collettiva della percezione in forma di racconto autobiografico. La fotografia amatoriale svela per Richter l’impronta di un regime collettivo dello sguardo: ogni immagine è il tracciato unico di un’individualità e, insieme, la sua resa a un ordine comune. Il racconto di Sé affidato alle immagini è, sotto questo aspetto, la cifra esemplare della forma attraverso cui, a partire dal XIX secolo, ci è possibile (ri)conoscerci: non il semplice affidarsi a una traccia, ma il consegnare ciò che siamo all’ordine ‘evidente’ delle immagini, in un gesto di piena adesione alla leggibilità del mondo e di noi stessi.File | Dimensione | Formato | |
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