There is a significant difference between Shakespeare’s plays and Verdi’s melodramas: the complex modern-bourgeois Weltanschauung of Verdi’s works, whose central personage is always dialectically engaged with other social figures and is characterized by the force of impetuous passion. Robert Wilson’s staging of Macbeth accurately interprets the sense of the grotesque that inspired Verdi, resonating with the particular blend (gestalt) of words, music and sets intended by the Maestro of Busseto and ably appropriated by the Texan director, who coherently presents the score and the theme of passion objectively, distancing it from the character who experiences pathos on stage, produced by an internal conflict of an ethicalsocial nature.
L'intervento affronta il tema del grottesco verdiano interpretato da Bob Wilson nel Macbeth andato in scena al teatro Comunale di Bologna in collaborazione col Theatro Municipal di San Paolo del Brasile nel febbraio del 2013. Materiale complesso quello di cui si fa carico Wilson in questo progetto dalla lunga gestazione, che procede al risultato finale attraverso una serie di laboratori. La scelta del regista e del direttore d’orchestra Roberto Abbado cade, sull’edizione del Macbeth del 1865, quella parigina, depurata tuttavia dei balletti, appositamente scritti da Verdi per l’occasione. Un’idea di teatro formale, quella di Wilson, una regia il cui scopo non è quello di illustrare la musica di Verdi, ma di offrire al pubblico un’esperienza visiva del sentimento, in cui la luce penetra i corpi degli attori. Un paesaggio mentale, dominato dalla tensione, che si concentra nel rapporto di coppia tra i due protagonisti, un’opera bidimensionale che induce un effetto ipnotico nello spettatore, attraverso la poetica del vedere, dove prevalgono forme geometriche e astratte Se Verdi è riuscito a unire elementi contrapposti, evadendo l’abitudine della declamazione tragica ottocentesca, Wilson nella messinscena dei suoi spettacoli, e quindi anche di Macbeth, riprende proprio quest’ultima caratteristica e imposta uno spettacolo costruito su una superficie scenica essenziale in cui le figure si muovono parallelamente, creando profondità a uno spazio attraversato da luci, sonorità e ombre che mettono in evidenza il ritmo visivo della mente. Un viaggio nell’inconscio, in cui la luce è elemento drammaturgico che irrompe nello spazio sonoro per esprimere un alfabeto di segni e una sintassi gestuale che offrono allo spettatore una vasta gamma di sentimenti e di sensazioni. Uno stato di sogno rievocato attraverso la stilizzazione del gesto, lo slow motion, l’importanza data alla non-azione che segue e precede ogni movimento.
La tinta di Robert Wilson per il Macbeth verdiano, 2013-05-22.
La tinta di Robert Wilson per il Macbeth verdiano
Garavaglia, Valentina
2013-05-22
Abstract
There is a significant difference between Shakespeare’s plays and Verdi’s melodramas: the complex modern-bourgeois Weltanschauung of Verdi’s works, whose central personage is always dialectically engaged with other social figures and is characterized by the force of impetuous passion. Robert Wilson’s staging of Macbeth accurately interprets the sense of the grotesque that inspired Verdi, resonating with the particular blend (gestalt) of words, music and sets intended by the Maestro of Busseto and ably appropriated by the Texan director, who coherently presents the score and the theme of passion objectively, distancing it from the character who experiences pathos on stage, produced by an internal conflict of an ethicalsocial nature.File | Dimensione | Formato | |
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