Il saggio si propone di ricostruire alcuni frammenti significativi del percorso che portò una parte del cattolicesimo sociale messicano a collocarsi all’interno della prima fase del processo rivoluzionario, dall'insurrezione maderista (novembre 1910) fino allo spartiacque huertista (febbraio 1913). Un mondo che si fece portatore di tesi, come quella sulla leva, e che prese parte al dibattito intorno ad alcuni nodi cruciali del riformismo rivoluzionario, quali l’agrarismo, la questione indigena, la modernizzazione e il progetto di ricostruzione nazionale, prima di dividersi al suo interno e schierarsi in linea maggioritaria (ma con alcune significative eccezzioni) a fianco del fronte conservatore. L’assimilazione dei cattolici alla dimensione controrivoluzionaria rappresentata da Victoriano Huerta – solo poche settimane prima etichettato come salvador del gobierno maderista ma poi salutato come un vero patriota e garante dell’ordine invocato - avrebbe infatti schematizzato i fronti, producendo nuovi radicalismi (a cominciare dalla riscoperta della hispanidad cristiana di tanti nuovi laici jalisciensi, michoacani e del Bajío) e azzerando gli elementi di novità insiti in queste esperienze, maturate tra la fine del porfiriato e la prima tappa del maderismo. Il saggio si basa su uno studi di fonti d'archivio inedite (perlopiù dell'Arzobispado de México e dell'Archivio segreto vaticano, ma anche tratte dai fondi riservati di alcuni laici attivi, conservatoi presso il Cesu dell'UNAM). Il tutto mescolato a un'attenta (e inedita) analisi emerografica di riviste cattoliche del tempo come "El Pais".

"De Nacion y Fé". I cattolici messicani alla prova della rivoluzione: la terra, gli indigeni, la violenza e la chimera della classe media, 2008.

"De Nacion y Fé". I cattolici messicani alla prova della rivoluzione: la terra, gli indigeni, la violenza e la chimera della classe media

De Giuseppe, Massimo
2008-01-01

Abstract

Il saggio si propone di ricostruire alcuni frammenti significativi del percorso che portò una parte del cattolicesimo sociale messicano a collocarsi all’interno della prima fase del processo rivoluzionario, dall'insurrezione maderista (novembre 1910) fino allo spartiacque huertista (febbraio 1913). Un mondo che si fece portatore di tesi, come quella sulla leva, e che prese parte al dibattito intorno ad alcuni nodi cruciali del riformismo rivoluzionario, quali l’agrarismo, la questione indigena, la modernizzazione e il progetto di ricostruzione nazionale, prima di dividersi al suo interno e schierarsi in linea maggioritaria (ma con alcune significative eccezzioni) a fianco del fronte conservatore. L’assimilazione dei cattolici alla dimensione controrivoluzionaria rappresentata da Victoriano Huerta – solo poche settimane prima etichettato come salvador del gobierno maderista ma poi salutato come un vero patriota e garante dell’ordine invocato - avrebbe infatti schematizzato i fronti, producendo nuovi radicalismi (a cominciare dalla riscoperta della hispanidad cristiana di tanti nuovi laici jalisciensi, michoacani e del Bajío) e azzerando gli elementi di novità insiti in queste esperienze, maturate tra la fine del porfiriato e la prima tappa del maderismo. Il saggio si basa su uno studi di fonti d'archivio inedite (perlopiù dell'Arzobispado de México e dell'Archivio segreto vaticano, ma anche tratte dai fondi riservati di alcuni laici attivi, conservatoi presso il Cesu dell'UNAM). Il tutto mescolato a un'attenta (e inedita) analisi emerografica di riviste cattoliche del tempo come "El Pais".
Italiano
2008
1-2
303
334
32
internazionale
esperti anonimi
A stampa
Settore M-STO/04 - Storia Contemporanea
Settore SPS/05 - Storia E Istituzioni Delle Americhe
1
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