Le necessità di ricostruire la nazione nel Messico postrivoluzionario passò attraverso una serie di canali di «penetrazione periferica», tra cui quello educativo risultò, per una serie complessa di ragioni, assolutamente cruciale. La necessità di confrontarsi con le diverse anime del paese emerse nel decennio della stagione rivoluzionaria, l’impatto della questione terriera, la volontà di confrontarsi con il passato coloniale e postindipendentista alla luce delle esigenze di pacificazione e modernizzazione, spinsero infatti le classi dirigenti postrivoluzionarie a riflettere sul ruolo del mondo rurale nel processo di costruzione nazionale e ad avviare una rilettura della dialettica «indio reale»/«indio ideale» in senso sempre più marcatamente incorporativo. Dall’eredità dell’impianto educativo progettato dagli científicos durante il porfiriato alle esperienze delle scuole di villaggio zapatiste, dalla escuela razionalista nello Yucatán ai missionari dell’alfabeto di Vasconcelos, dalla escuela de acción callista fino alla «scuola socialista» di Lázaro Cárdenas, il tema dell’incorporazione indigena attraverso l’educazione fu infatti al centro del dibattito politico messicano. Ma fu soltanto durante la stagione della presidenza di Álvaro Obregón (1920-1924) e Plutarco Elías Calles (1924-1928), con l’avvio di un processo compiuto di «istituzionalizzazione» dela rivoluzione , che la consapevolezza di dare un carattere «federale» all’impianto scolastico nazionale assunse un carattere marcatamente politico, mentre si elaboravano nuovi linguaggi «nazionali» e fondativi e nuovi codici comunicativi, attraverso l’uso dei murales, della musica, della danza, dell’artigianato, della riscoperta delle tradizioni popolari.
Costruire la nazione nel Messico post-rivoluzionario. Il ruolo dell'educazione indigena e campesina, 2005.
Costruire la nazione nel Messico post-rivoluzionario. Il ruolo dell'educazione indigena e campesina
De Giuseppe, Massimo
2005-01-01
Abstract
Le necessità di ricostruire la nazione nel Messico postrivoluzionario passò attraverso una serie di canali di «penetrazione periferica», tra cui quello educativo risultò, per una serie complessa di ragioni, assolutamente cruciale. La necessità di confrontarsi con le diverse anime del paese emerse nel decennio della stagione rivoluzionaria, l’impatto della questione terriera, la volontà di confrontarsi con il passato coloniale e postindipendentista alla luce delle esigenze di pacificazione e modernizzazione, spinsero infatti le classi dirigenti postrivoluzionarie a riflettere sul ruolo del mondo rurale nel processo di costruzione nazionale e ad avviare una rilettura della dialettica «indio reale»/«indio ideale» in senso sempre più marcatamente incorporativo. Dall’eredità dell’impianto educativo progettato dagli científicos durante il porfiriato alle esperienze delle scuole di villaggio zapatiste, dalla escuela razionalista nello Yucatán ai missionari dell’alfabeto di Vasconcelos, dalla escuela de acción callista fino alla «scuola socialista» di Lázaro Cárdenas, il tema dell’incorporazione indigena attraverso l’educazione fu infatti al centro del dibattito politico messicano. Ma fu soltanto durante la stagione della presidenza di Álvaro Obregón (1920-1924) e Plutarco Elías Calles (1924-1928), con l’avvio di un processo compiuto di «istituzionalizzazione» dela rivoluzione , che la consapevolezza di dare un carattere «federale» all’impianto scolastico nazionale assunse un carattere marcatamente politico, mentre si elaboravano nuovi linguaggi «nazionali» e fondativi e nuovi codici comunicativi, attraverso l’uso dei murales, della musica, della danza, dell’artigianato, della riscoperta delle tradizioni popolari.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.