La pandemia ha cambiato la gerarchia dei bisogni e ciò che prima della stessa era fonte di tentazioni continue, di continue stimolazioni di un desiderio per sua natura insaziabile, perde di forza attrattiva. Essa ricorda l’urgenza di cambiare rotta. Il discorso pubblicitario, rispetto a un mutamento tanto radicale, inedito, repentino, un mutamento che ha toccato anche i valori degli individui, è stato costretto a interrogarsi sul proprio ruolo. Le marche hanno cioè dovuto, in tempi rapidi, decidere se: mantenere la propria comunicazione, come se nulla fosse accaduto; interrompere qualsiasi attività di comunicazione; scegliere di mutare il proprio modo di comunicare. Queste tre alternative di fatto fotografano le scelte compiute dalle imprese durante la pandemia. L'interesse si rivolge a quei brand che hanno tentato di sintonizzare la loro comunicazione rispetto alle nuove esigenze di un consumatore le cui priorità sono state stravolte da una emergenza sanitaria che lo ha costretto a fare i conti con la sua fragilità, la sua caducità. Molti brand si sono preoccupati di manifestare, attraverso azioni concrete, la loro vicinanza, la loro rilevanza, agendo a favore della collettività. Tali brand hanno agito ispirandosi ai principi del societing: ponendosi cioè come attori sociali incastonati nel contesto sociale. Alcune aziende hanno riconvertito la loro produzione per fronteggiare l’emergenza coronavirus e garantire beni divenuti primari e di assoluta necessità. Una serie di brand ha creativamente espresso il proprio supporto al rispetto delle regole attraverso la manipolazione dei propri loghi. Il risultato è stata la produzione di una serie di messaggi pubblicitari che hanno fatto propri: i concetti e temi presenti nelle parole della politica e della scienza, le due vere protagoniste dei contenuti televisivi del periodo
La pubblicità italiana durante e dopo la pandemia: segnali di mutamento o di stasi?, 2022.
La pubblicità italiana durante e dopo la pandemia: segnali di mutamento o di stasi?
Polesana, Maria Angela;Mazza, Giuseppe
2022-01-01
Abstract
La pandemia ha cambiato la gerarchia dei bisogni e ciò che prima della stessa era fonte di tentazioni continue, di continue stimolazioni di un desiderio per sua natura insaziabile, perde di forza attrattiva. Essa ricorda l’urgenza di cambiare rotta. Il discorso pubblicitario, rispetto a un mutamento tanto radicale, inedito, repentino, un mutamento che ha toccato anche i valori degli individui, è stato costretto a interrogarsi sul proprio ruolo. Le marche hanno cioè dovuto, in tempi rapidi, decidere se: mantenere la propria comunicazione, come se nulla fosse accaduto; interrompere qualsiasi attività di comunicazione; scegliere di mutare il proprio modo di comunicare. Queste tre alternative di fatto fotografano le scelte compiute dalle imprese durante la pandemia. L'interesse si rivolge a quei brand che hanno tentato di sintonizzare la loro comunicazione rispetto alle nuove esigenze di un consumatore le cui priorità sono state stravolte da una emergenza sanitaria che lo ha costretto a fare i conti con la sua fragilità, la sua caducità. Molti brand si sono preoccupati di manifestare, attraverso azioni concrete, la loro vicinanza, la loro rilevanza, agendo a favore della collettività. Tali brand hanno agito ispirandosi ai principi del societing: ponendosi cioè come attori sociali incastonati nel contesto sociale. Alcune aziende hanno riconvertito la loro produzione per fronteggiare l’emergenza coronavirus e garantire beni divenuti primari e di assoluta necessità. Una serie di brand ha creativamente espresso il proprio supporto al rispetto delle regole attraverso la manipolazione dei propri loghi. Il risultato è stata la produzione di una serie di messaggi pubblicitari che hanno fatto propri: i concetti e temi presenti nelle parole della politica e della scienza, le due vere protagoniste dei contenuti televisivi del periodoFile | Dimensione | Formato | |
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