Dall’1 giugno 2011 Giuliano Pisapia – avvocato penalista, per dieci anni parlamentare della sinistra, outsider non iscritto a partiti, vincitore della primarie nel centro-sinistra – è il sindaco di Milano. Ha staccato di dieci punti Letizia Moratti in una dura competizione elettorale in cui le preferenze al capolista avversario, Silvio Berlusconi, sono state dimezzate rispetto alle elezioni precedenti. Nelle sue biografie ufficiali l’essenziale: ha due lauree, ha cominciato a lavorare da studente universitario come educatore al carcere minorile Beccaria, poi operaio in un’industria chimica, poi impiegato in banca. A trent’anni – sulle orme del padre, professore universitario e celebre penalista – inizia la carriera di avvocato. Cenni a processi importanti, per dire di aver conosciuto ingiustizie e deficit di diritti. Dice anche che ha volontariamente lasciato gli incarichi parlamentari e, concependo la politica come un servizio, ha immaginato e poi attuato una “sfida impossibile”: riportare il centro-sinistra a Palazzo Marino dopo quasi vent’anni. Centomila cittadini normali, famiglie, biciclette, palloncini arancione, lo hanno applaudito in piazza del Duomo, dopo una straordinaria campagna elettorale di gigantesco ascolto della città, culminata in un acquazzone violento sulla folla assiepata per il festeggiamento finale che, per incanto, ha lasciato il posto – nella notte improvvisamente serena – a due arcobaleni che sono rimasti il simbolo di questa storia. E’ entrato, il primo giorno di lavoro, a Palazzo Marino e ha detto che avrebbe ricevuto i cittadini desiderosi di salutarlo. Se ne sono presentati venticinquemila, in una educata fila che partiva da piazza della Scala per tutte le adiacenze. Dal giorno dopo l’agenda durissima di un sindaco alle prese con la crisi economica e di bilancio, la sfida della buona amministrazione e delle alte aspettative della città, i problemi di revisione del piano regolatore e dell’ultimatum a Milano per attivare con impegno e risolutezza la preparazione dell’Expo. Dal giorno dopo il peso dell’attenzione dell’Italia su una città chiave della modernità e della cultura del cambiamento. A fine luglio, attraverso tre ampi colloqui domenicali, Stefano Rolando (professore alla facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università IULM di Milano, già manager in istituzioni e aziende, saggista da tempo impegnato anche nel campo della storia e della politica) ha ripercorso con Giuliano Pisapia la sua vita, la sua maturazione civile e politica, la sua campagna elettorale e il primo sguardo alle prospettive di Milano nel contesto di una riflessione sul “fare politica” in un’epoca in cui la politica pare lontana dal favore della gente.
Due arcobaleni nel cielo di Milano, 2011-10.
Due arcobaleni nel cielo di Milano
Rolando, Stefano
2011-10-01
Abstract
Dall’1 giugno 2011 Giuliano Pisapia – avvocato penalista, per dieci anni parlamentare della sinistra, outsider non iscritto a partiti, vincitore della primarie nel centro-sinistra – è il sindaco di Milano. Ha staccato di dieci punti Letizia Moratti in una dura competizione elettorale in cui le preferenze al capolista avversario, Silvio Berlusconi, sono state dimezzate rispetto alle elezioni precedenti. Nelle sue biografie ufficiali l’essenziale: ha due lauree, ha cominciato a lavorare da studente universitario come educatore al carcere minorile Beccaria, poi operaio in un’industria chimica, poi impiegato in banca. A trent’anni – sulle orme del padre, professore universitario e celebre penalista – inizia la carriera di avvocato. Cenni a processi importanti, per dire di aver conosciuto ingiustizie e deficit di diritti. Dice anche che ha volontariamente lasciato gli incarichi parlamentari e, concependo la politica come un servizio, ha immaginato e poi attuato una “sfida impossibile”: riportare il centro-sinistra a Palazzo Marino dopo quasi vent’anni. Centomila cittadini normali, famiglie, biciclette, palloncini arancione, lo hanno applaudito in piazza del Duomo, dopo una straordinaria campagna elettorale di gigantesco ascolto della città, culminata in un acquazzone violento sulla folla assiepata per il festeggiamento finale che, per incanto, ha lasciato il posto – nella notte improvvisamente serena – a due arcobaleni che sono rimasti il simbolo di questa storia. E’ entrato, il primo giorno di lavoro, a Palazzo Marino e ha detto che avrebbe ricevuto i cittadini desiderosi di salutarlo. Se ne sono presentati venticinquemila, in una educata fila che partiva da piazza della Scala per tutte le adiacenze. Dal giorno dopo l’agenda durissima di un sindaco alle prese con la crisi economica e di bilancio, la sfida della buona amministrazione e delle alte aspettative della città, i problemi di revisione del piano regolatore e dell’ultimatum a Milano per attivare con impegno e risolutezza la preparazione dell’Expo. Dal giorno dopo il peso dell’attenzione dell’Italia su una città chiave della modernità e della cultura del cambiamento. A fine luglio, attraverso tre ampi colloqui domenicali, Stefano Rolando (professore alla facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università IULM di Milano, già manager in istituzioni e aziende, saggista da tempo impegnato anche nel campo della storia e della politica) ha ripercorso con Giuliano Pisapia la sua vita, la sua maturazione civile e politica, la sua campagna elettorale e il primo sguardo alle prospettive di Milano nel contesto di una riflessione sul “fare politica” in un’epoca in cui la politica pare lontana dal favore della gente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.