Nel mucchio delle pietre “scartate dai costruttori” giacciono una enorme quantità di progetti artistici di grande qualità che non sono stati realizzati. Tasselli di una storia dell’arte che non è ancora stata scritta nella sua complessità, questi progetti sono conservati negli archivi privati degli artisti. MoRE (Museum of refused and unrealised art projects) è un museo digitale nato da un’idea di Elisabetta Modena e Marco Scotti che raccoglie, conserva ed espone on-line progetti non realizzati di artisti del XX e XXI secolo (www.moremuseum.org). MoRE è prodotto dall’associazione culturale Others che ha aderito a CAPAS - Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo, Università degli Studi di Parma. Tra i numerosi progetti conservati spiccano una serie di (non) opere che hanno trovato sviluppo in altre e diverse realizzazioni per motivi di varia natura. Questo articolo propone l’analisi di alcuni casi studio conservati nel “museo” digitale, esemplificativi di come il ruolo della committenza di un’opera e il suo contesto di produzione siano ancora spesso, a torto, sottovalutati. Partendo dalla documentazione di progetto conservata online e, ove possibile, dalla verifica diretta con gli artisti, i casi esaminati evidenzieranno come in numerose occasioni gli artisti siano passati a un “piano b”, proponendo e realizzando opere spesso altrettanto significative, ma in alcuni casi sostanzialmente diverse da quelle immaginate come prima proposta, o ancora come gli ostacoli iniziali siano stati stimoli per ulteriori e diverse riflessioni. I progetti (piano a) indagati e poi realizzati in altro modo (piano b) sono opere di: Jeremy Deller, Regina Josè Galindo; Eva Marisaldi, Liliana Moro, Giovanni Ozzola e Cesare Pietroiusti.
Il “Piano B” degli artisti : Casi studio da MoRE, Museum of refused and unrealised art projects, 2016.
Il “Piano B” degli artisti : Casi studio da MoRE, Museum of refused and unrealised art projects
Elisabetta Modena
2016-01-01
Abstract
Nel mucchio delle pietre “scartate dai costruttori” giacciono una enorme quantità di progetti artistici di grande qualità che non sono stati realizzati. Tasselli di una storia dell’arte che non è ancora stata scritta nella sua complessità, questi progetti sono conservati negli archivi privati degli artisti. MoRE (Museum of refused and unrealised art projects) è un museo digitale nato da un’idea di Elisabetta Modena e Marco Scotti che raccoglie, conserva ed espone on-line progetti non realizzati di artisti del XX e XXI secolo (www.moremuseum.org). MoRE è prodotto dall’associazione culturale Others che ha aderito a CAPAS - Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo, Università degli Studi di Parma. Tra i numerosi progetti conservati spiccano una serie di (non) opere che hanno trovato sviluppo in altre e diverse realizzazioni per motivi di varia natura. Questo articolo propone l’analisi di alcuni casi studio conservati nel “museo” digitale, esemplificativi di come il ruolo della committenza di un’opera e il suo contesto di produzione siano ancora spesso, a torto, sottovalutati. Partendo dalla documentazione di progetto conservata online e, ove possibile, dalla verifica diretta con gli artisti, i casi esaminati evidenzieranno come in numerose occasioni gli artisti siano passati a un “piano b”, proponendo e realizzando opere spesso altrettanto significative, ma in alcuni casi sostanzialmente diverse da quelle immaginate come prima proposta, o ancora come gli ostacoli iniziali siano stati stimoli per ulteriori e diverse riflessioni. I progetti (piano a) indagati e poi realizzati in altro modo (piano b) sono opere di: Jeremy Deller, Regina Josè Galindo; Eva Marisaldi, Liliana Moro, Giovanni Ozzola e Cesare Pietroiusti.File | Dimensione | Formato | |
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