L’Italia di Monti e la Milano di Pisapia. Segnali nuovi per chi si interroga su come evolverà la transizione politica italiana. E per chi è interessato all'andamento recente del nostro dibattito pubblico. A Roma, un governo di emergenza rilegittima l’Italia nel mondo. Ma su riforme e crescita sente, oltre alla crisi che fa lievitare conflitti sociali, il fiato corto della politica nazionale. A Milano, città-portale dell’internazionalità italiana, si discute su questioni che interessano la nostra democrazia. La sinistra esprime capacità di governo senza cadere in antiche rissosità ideologiche? La destra all’opposizione ha un nuovo progetto? Soprattutto regge il patto tra società e partiti nella gestione “alla pari” del potere istituzionale? Nell’Italia, intanto più disunita, si prospettano scelte difficili. Dobbiamo credere nella riforma della democrazia rappresentativa o lottare di più per modelli di democrazia partecipativa e diretta? Dobbiamo aspettare la terza Repubblica dei trasformisti (complici massimalisti e reazionari di sempre) o riunire chi crede alla riformabilità in nome degli interessi generali? Dobbiamo continuare nella passività riottosa verso l’Europa o imboccare da protagonisti, insieme al federalismo interno, la strada di una nuova statualità europea? Da qui un’indagine su fatti e opinioni dell’ultimo anno per valutare se politica e poteri – che devono fare sintesi e non ignorarsi – sono condannati a incrociarsi nel cinismo e nell’affarismo. Oppure se possono trovare, anche in un paese non impeccabile come l’Italia, un equilibrio etico accettabile. E per cercare di capire che la “buonapolitica” sarà quella che non ci farà più attraversare una crisi di sistema, un vero declino culturale e sociale, ritraendo vigliaccamente la mano come se l’unica responsabilità fosse quella di oscuri e lontani speculatori finanziari.
La buonapolitica – Cantiere Milano Italia, 2012-06.
La buonapolitica – Cantiere Milano Italia
Rolando, Stefano
2012-06-01
Abstract
L’Italia di Monti e la Milano di Pisapia. Segnali nuovi per chi si interroga su come evolverà la transizione politica italiana. E per chi è interessato all'andamento recente del nostro dibattito pubblico. A Roma, un governo di emergenza rilegittima l’Italia nel mondo. Ma su riforme e crescita sente, oltre alla crisi che fa lievitare conflitti sociali, il fiato corto della politica nazionale. A Milano, città-portale dell’internazionalità italiana, si discute su questioni che interessano la nostra democrazia. La sinistra esprime capacità di governo senza cadere in antiche rissosità ideologiche? La destra all’opposizione ha un nuovo progetto? Soprattutto regge il patto tra società e partiti nella gestione “alla pari” del potere istituzionale? Nell’Italia, intanto più disunita, si prospettano scelte difficili. Dobbiamo credere nella riforma della democrazia rappresentativa o lottare di più per modelli di democrazia partecipativa e diretta? Dobbiamo aspettare la terza Repubblica dei trasformisti (complici massimalisti e reazionari di sempre) o riunire chi crede alla riformabilità in nome degli interessi generali? Dobbiamo continuare nella passività riottosa verso l’Europa o imboccare da protagonisti, insieme al federalismo interno, la strada di una nuova statualità europea? Da qui un’indagine su fatti e opinioni dell’ultimo anno per valutare se politica e poteri – che devono fare sintesi e non ignorarsi – sono condannati a incrociarsi nel cinismo e nell’affarismo. Oppure se possono trovare, anche in un paese non impeccabile come l’Italia, un equilibrio etico accettabile. E per cercare di capire che la “buonapolitica” sarà quella che non ci farà più attraversare una crisi di sistema, un vero declino culturale e sociale, ritraendo vigliaccamente la mano come se l’unica responsabilità fosse quella di oscuri e lontani speculatori finanziari.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.