Quando si sceglie di analizzare l’opera di Nathalie Sarraute, si è sovente contesi tra due linee di ricerca: quella letteraria e quella linguistica. Seppur legata letterariamente ad una scuola, Sarraute se ne allontana, per alcuni lati, raggiungendo valori personali inediti ed un’arte originale. La sua opera è così eterogenea e sovversiva che, rompendo tutte le convenzioni normalmente associate al romanzo, provoca molte riflessioni che rimangono ancora attuali e aperte. L’individuo, e questo è uno degli aspetti più originali del suo corpus, è osservato da un duplice punto di vista: quello della superficie e quello della trasparenza1. Questo articolo si concentrerà sulla produzione delle opere minori dell’autrice riservate al teatro. Come rendere in una messa in scena teatrale, dove la possibilità riservata al romanzo – di passare dalla realtà esterna all’interiorità dei personaggi – è negata dalla necessità di legare il contenuto linguistico al verbale e all’’esterno’ di una battuta? Come è possibile attuare questa incessante ricerca di senso verso ciò che è intimo e pre-verbale per un attore che deve in qualche modo trasmettere ogni contenuto di pensiero? Nathalie Sarraute cerca di rispondere a queste domande destruttu- rando la forma linguistica tradizionale, evitando di seguire la dicotomia parola/significato, considerando che non si può, all’interno di una forma per lei considerata obsoleta, portare alla luce un pensiero nuovo, un pensiero che sia del tempo che si respira.
Linguistic revolt in the theatre of Nathalie Sarraute, 2021-12.
Linguistic revolt in the theatre of Nathalie Sarraute
FUOCO, ESTER
2021-12-01
Abstract
Quando si sceglie di analizzare l’opera di Nathalie Sarraute, si è sovente contesi tra due linee di ricerca: quella letteraria e quella linguistica. Seppur legata letterariamente ad una scuola, Sarraute se ne allontana, per alcuni lati, raggiungendo valori personali inediti ed un’arte originale. La sua opera è così eterogenea e sovversiva che, rompendo tutte le convenzioni normalmente associate al romanzo, provoca molte riflessioni che rimangono ancora attuali e aperte. L’individuo, e questo è uno degli aspetti più originali del suo corpus, è osservato da un duplice punto di vista: quello della superficie e quello della trasparenza1. Questo articolo si concentrerà sulla produzione delle opere minori dell’autrice riservate al teatro. Come rendere in una messa in scena teatrale, dove la possibilità riservata al romanzo – di passare dalla realtà esterna all’interiorità dei personaggi – è negata dalla necessità di legare il contenuto linguistico al verbale e all’’esterno’ di una battuta? Come è possibile attuare questa incessante ricerca di senso verso ciò che è intimo e pre-verbale per un attore che deve in qualche modo trasmettere ogni contenuto di pensiero? Nathalie Sarraute cerca di rispondere a queste domande destruttu- rando la forma linguistica tradizionale, evitando di seguire la dicotomia parola/significato, considerando che non si può, all’interno di una forma per lei considerata obsoleta, portare alla luce un pensiero nuovo, un pensiero che sia del tempo che si respira.File | Dimensione | Formato | |
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