L’intervento propone un’analisi della pratica artistica di Lawrence Abu Hamdan (Amman – Giordania, 1985) con particolare riferimento a Walled Unwalled (2018) e ad alcune installazioni che ne precedono la concezione, rilevanti per le questioni che pongono non solo da un punto di vista teorico ma anche da quello etico-politico. Queste, infatti, si offrono quali esempi di traduzione e “riscrittura intermediale” (Montani 2010) del suono e della voce in immagine, che sollecitano una riconfigurazione del rapporto tra sguardo e ascolto e, allo stesso tempo, mettono in evidenza l’eliminazione dei corpi subalterni dal regime dell’udibile oltre che del visibile. Muovendo da un approccio che pensa il cinema come un “performance-oriented medium” (Altman 1992) all’interno di uno scenario post-cinematico (De Rosa, Hediger 2016; Chateau, Moure 2020) e l’evento filmico come una mise-en-scène di corpi, l’analisi si concentra sulla voce mediatizzata (Lombardi Vallauri, Rizzuti 2019), che si colloca in un terzo spazio tra performativo e narrativo, embodiment e disembodiment.
Iscrizioni vocali ed evidenze acustiche in Walled Unwalled (2018) di Lawrence Abu Hamdan, 2022-11.
Iscrizioni vocali ed evidenze acustiche in Walled Unwalled (2018) di Lawrence Abu Hamdan
ANNALISA PELLINO
2022-11-01
Abstract
L’intervento propone un’analisi della pratica artistica di Lawrence Abu Hamdan (Amman – Giordania, 1985) con particolare riferimento a Walled Unwalled (2018) e ad alcune installazioni che ne precedono la concezione, rilevanti per le questioni che pongono non solo da un punto di vista teorico ma anche da quello etico-politico. Queste, infatti, si offrono quali esempi di traduzione e “riscrittura intermediale” (Montani 2010) del suono e della voce in immagine, che sollecitano una riconfigurazione del rapporto tra sguardo e ascolto e, allo stesso tempo, mettono in evidenza l’eliminazione dei corpi subalterni dal regime dell’udibile oltre che del visibile. Muovendo da un approccio che pensa il cinema come un “performance-oriented medium” (Altman 1992) all’interno di uno scenario post-cinematico (De Rosa, Hediger 2016; Chateau, Moure 2020) e l’evento filmico come una mise-en-scène di corpi, l’analisi si concentra sulla voce mediatizzata (Lombardi Vallauri, Rizzuti 2019), che si colloca in un terzo spazio tra performativo e narrativo, embodiment e disembodiment.File | Dimensione | Formato | |
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