I social media si configurano come “luoghi” dell’esperienza contemporanea, ambiti per la costruzione di percorsi di senso sia individuali che collettivi, attraverso cui egli gestisce le relazioni e i rapporti con gli altri, tramite una “mediazione comunicativa” in cui quello che conta davvero non è tanto la costruzione di relazioni sociali durature, quanto piuttosto la “potenzialità di contatto, di messa in relazione, di reperimento quando servono” . Non sono però luoghi completamente liberi e democratici come una visione utopica della rete, la cosiddetta “ideologia californiana” affermatasi negli anni Novanta nella Silicon Valley (entusiastica sostenitrice del potere emancipativo delle tecnologie dell’informazione, considerate capaci di liberare dalle vecchie strutture sociali, politiche e legali per rimettere al centro la libertà individuale), pretendeva. Non solo infatti le piattaforme che li ospitano si caratterizzano per una serie di vincoli rispetto alle possibilità espressive degli individui, ma esse sono di fatto attori economici, espressione del capitalismo della sorveglianza nel loro estrarre dati dai comportamenti degli utenti per fini commerciali. All’interno di questi spazi nasce una figura ormai nota con il nome di Influencer, ovvero un soggetto, secondo la definizione del Cambridge Business Dictionary, “pagato da un’azienda per mostrare e descrivere i suoi prodotti e servizi sui social media, incoraggiando le persone ad acquistarli”. In realtà, si tratta di un creator che instaura con le merci un rapporto guidato dall'ironia. Un soggetto che fa da gatekeeper tra i consumatori-follower e le merci. All'insegna di una autenticità che nel web assume connotazioni specifiche.
Influencer e social media, 2023.
Influencer e social media
Polesana, Maria Angela
2023-01-01
Abstract
I social media si configurano come “luoghi” dell’esperienza contemporanea, ambiti per la costruzione di percorsi di senso sia individuali che collettivi, attraverso cui egli gestisce le relazioni e i rapporti con gli altri, tramite una “mediazione comunicativa” in cui quello che conta davvero non è tanto la costruzione di relazioni sociali durature, quanto piuttosto la “potenzialità di contatto, di messa in relazione, di reperimento quando servono” . Non sono però luoghi completamente liberi e democratici come una visione utopica della rete, la cosiddetta “ideologia californiana” affermatasi negli anni Novanta nella Silicon Valley (entusiastica sostenitrice del potere emancipativo delle tecnologie dell’informazione, considerate capaci di liberare dalle vecchie strutture sociali, politiche e legali per rimettere al centro la libertà individuale), pretendeva. Non solo infatti le piattaforme che li ospitano si caratterizzano per una serie di vincoli rispetto alle possibilità espressive degli individui, ma esse sono di fatto attori economici, espressione del capitalismo della sorveglianza nel loro estrarre dati dai comportamenti degli utenti per fini commerciali. All’interno di questi spazi nasce una figura ormai nota con il nome di Influencer, ovvero un soggetto, secondo la definizione del Cambridge Business Dictionary, “pagato da un’azienda per mostrare e descrivere i suoi prodotti e servizi sui social media, incoraggiando le persone ad acquistarli”. In realtà, si tratta di un creator che instaura con le merci un rapporto guidato dall'ironia. Un soggetto che fa da gatekeeper tra i consumatori-follower e le merci. All'insegna di una autenticità che nel web assume connotazioni specifiche.File | Dimensione | Formato | |
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