Joshua Meyrowitz può essere annoverato tra gli autori più significativi di quel filone di ricerca, iniziato dal sociologo canadese Marshall McLuhan, che indaga sul ruolo sociale esercitato dai media intesi quali ambienti in cui si formano le nostre esperienze. L’opera più conosciuta di Meyrowitz, quella da cui discende la sua notorietà, è No sense of Place, diventato un classico dei media studies, tradotto, in italiano in Oltre il senso del luogo. L’impatto dei media elettronici sul comportamento sociale e uscito, nel nostro Paese, nel 1993, presso l’editore Baskerville. Si tratta di un testo che lucidamente riconosce alcuni dei più importanti mutamenti indotti dai media elettronici che hanno portato al superamento dei confini tra spazio pubblico e privato. Ogni medium, ogni innovazione tecnologica, opera a livello ambientale, vale a dire che modifica l’ambiente sociale e culturale umano, intervenendo sulle strutture profonde della sfera cognitiva e sensoriale umana, cioè sul modo di pensare e di sentire, e quindi sul modo in cui gli individui agiscono. È questo l’assunto centrale della cosiddetta media ecology, o ecologia dei media (che nasce, tra gli anni Trenta e Settanta, con la Scuola di Toronto) un orientamento di ricerca sui media che impronta di sé tutta la produzione di Meyrowitz e a cui, come egli stesso riconosce, la medium theory (espressione da lui coniata negli anni Ottanta), o teoria del medium, “è strettamente correlata”. L’introduzione si avvicina per gradi alla analisi della teoria del medium, a partire dalla sua prima formulazione, che compare proprio all’interno dell’opera più nota di Meyrowitz ossia No Sense of Place. Ai media e ai luoghi sarà dedicato il secondo paragrafo, in cui si considerano sia due recenti studi sul tema, rispettivamente di Shaun Moores (2017) e di Anthony Elliott e John Urry (2010), sia il contributo di Meyrowitz, contenuto nel volume di Kristóf Nyíri, A Sense of Place: The Global and the Local in Mobile Communication (2005), intitolato, The Rise of Glocality. New sense of place and Identity in the Global Village. Si prende quindi in esame la cornice teorica entro cui si collocano gli studi di Meyrowitz, riprendendo il pensiero dei due studiosi iniziatori della media ecology, ossia Harold Innis e, in particolare, Marshall McLuhan. Per arrivare infine a definire la teoria del medium, nei suoi punti di contatto con la ecologia dei media.
Introduzione: Meyrowitz e la teoria del medium, 2020.
Autori: | Polesana, Maria Angela |
Data di pubblicazione: | 2020 |
Titolo: | Introduzione: Meyrowitz e la teoria del medium |
Luogo di pubblicazione: | Milano |
Nazione editore: | Italy |
Editore: | FrancoAngeli |
Titolo del libro: | Teoria del medium |
ISBN: | 9788835106128 |
Serie: | |
Pagina iniziale: | 7 |
Pagina finale: | 70 |
Numero di pagine: | 64 |
Revisione (peer review): | esperti anonimi |
Rilevanza: | internazionale |
Lingua: | Italian |
Settore Scientifico Disciplinare: | Settore SPS/08 - Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi |
Parole Chiave: | Media ecology, televisione, Joshua Meyrowitz, luoghi e mobilità, interazione sociale |
Abstract: | Joshua Meyrowitz può essere annoverato tra gli autori più significativi di quel filone di ricerca, iniziato dal sociologo canadese Marshall McLuhan, che indaga sul ruolo sociale esercitato dai media intesi quali ambienti in cui si formano le nostre esperienze. L’opera più conosciuta di Meyrowitz, quella da cui discende la sua notorietà, è No sense of Place, diventato un classico dei media studies, tradotto, in italiano in Oltre il senso del luogo. L’impatto dei media elettronici sul comportamento sociale e uscito, nel nostro Paese, nel 1993, presso l’editore Baskerville. Si tratta di un testo che lucidamente riconosce alcuni dei più importanti mutamenti indotti dai media elettronici che hanno portato al superamento dei confini tra spazio pubblico e privato. Ogni medium, ogni innovazione tecnologica, opera a livello ambientale, vale a dire che modifica l’ambiente sociale e culturale umano, intervenendo sulle strutture profonde della sfera cognitiva e sensoriale umana, cioè sul modo di pensare e di sentire, e quindi sul modo in cui gli individui agiscono. È questo l’assunto centrale della cosiddetta media ecology, o ecologia dei media (che nasce, tra gli anni Trenta e Settanta, con la Scuola di Toronto) un orientamento di ricerca sui media che impronta di sé tutta la produzione di Meyrowitz e a cui, come egli stesso riconosce, la medium theory (espressione da lui coniata negli anni Ottanta), o teoria del medium, “è strettamente correlata”. L’introduzione si avvicina per gradi alla analisi della teoria del medium, a partire dalla sua prima formulazione, che compare proprio all’interno dell’opera più nota di Meyrowitz ossia No Sense of Place. Ai media e ai luoghi sarà dedicato il secondo paragrafo, in cui si considerano sia due recenti studi sul tema, rispettivamente di Shaun Moores (2017) e di Anthony Elliott e John Urry (2010), sia il contributo di Meyrowitz, contenuto nel volume di Kristóf Nyíri, A Sense of Place: The Global and the Local in Mobile Communication (2005), intitolato, The Rise of Glocality. New sense of place and Identity in the Global Village. Si prende quindi in esame la cornice teorica entro cui si collocano gli studi di Meyrowitz, riprendendo il pensiero dei due studiosi iniziatori della media ecology, ossia Harold Innis e, in particolare, Marshall McLuhan. Per arrivare infine a definire la teoria del medium, nei suoi punti di contatto con la ecologia dei media. |
Numero degli autori: | 1 |
Supporto: | A stampa |
Appare nelle tipologie: | 2.02 Prefazione/Postfazione |
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