Il volume prende in considerazione un nuovo settore di nicchia del turismo e cerca di illustrarne la genesi, la complessità e i possibili sviluppi, anche per mezzo dell'analisi di specifici Historycases. OLtre all'introduzione il sottoscritto ha redatto quattro capitoli. Nella introduzione (pp.11-20) si è rilevato come, sin dai tempi del vedutismo cinematografico, documentari e anche film di finzione sono serviti al soggetto scopico comeviaggio sublimato, ovvero come veicolo per viaggiare nel mondo senza alzarsi dalla propria poltrona. In particolare nel mondo contemporaneo in cui "le immagini hanno acquisito un tale potere omicida da diventare assassine del reale" (Baudrilard J.) lo spettatore "viaggia" per il mondo per mezzo di simulacri iconici sia fissi (iconauta) che iconici (cinenauta), ma questi viaggi sublimati possono non risultare totalmente soddisfacenti e, anzi, servire da "punctum" (Cfr. R. Barthes) per stimolare il soggetto scopico e spingerlo ad un viaggio reale per vedere in prima persona i luoghi (pre)visti e infra-conosciuti per mezzo del cinema (cineturista). Nel primo capitolo (Il dispositivo cinematografico, pp. 21-39)si sono prese in considerazione le differenze percettivo-sensoriali fra viaggio reale e viaggio virtuale-filmico, alla luce della condizione psico-sensoria e simil-onirica in cui “il dispositivo cinematografico” (Cfr. Metz) pone lo spettatore, rilevando altresì come e perché il residuo memoriale di una location vista in un film possa risultare più forte di quello di una visione diretta. Nel secondo capitolo (Viaggiare con e nel film, pp. 40-68), dopo aver rilevato che lo sguardo del soggetto scopico può essere eterodiretto dal linguaggio cinematografico attivando in lui , di volta in volta e alternativamente, le funzioni di percepire, vedere, guardare/contemplare; sono stare prese in esame le varie modalità narrative e pittoriche di apparizione del paesaggio nel cinema (Cfr. S. Bernardi) e le funzioni cognitive che lo spazio/paesaggio può svolgere all’interno della diegesi. Nel terzo capitolo (Lo sguardo e la scoperta dell’alterità, pp. 69-135), dopo aver ricordato che come ogni testo crea il suo lettore (Eco, Todorov), allo stesso modo ogni film istituisce il suo spettatore/soggetto scopico e che il suo sguardo – eterodiretto dal linguaggio cinematografico - può divenire sguardo "mirante" e "ammirante" tanto da spingerlo a voler possedere l'oggetto di visione/desiderio (sia esso un luogo o una modalità del vivere) che il film mette in scena; sono stati analizzati alcuni film, ognuno a proprio modo esemplare e paradigmatico di una situazione che può spingere lo spettatore dal viaggio sublimato a quello reale (cineturistico). Nel quarto capitolo (Visitare la città al cinema, pp. 149-175)infine, sono state prese in esame le location che maggiormente attirano cineturismo: le città. Prendendo spunto dal detto: "Once in Rome, do as the Roman do", si è cercato innanzitutto di analizzare se vi sia un rapporto diretto e specifico fra l'atmosfera generale della città e il comportamento dei suoi abitanti o se l'essere persona "urbanizzata" si esprima allo stesso modo in tutte le città. L’analisi di casi esemplari ha dimostrato come i film tendano in generale a propendere per la prima ipotesi e a conformarsi all'idea che ogni singola città influenzi in modo proprio i propri cittadini, rilevando però – per contrasto – come le moderne megalopoli siano polimorfe e possano quindi contenere in sé aspetti positivi e negativi e che per questo i film possono presentare la stessa città come luogo di armonia e d'amore o, al contrario, di violenza e degrado. Ciò premesso sono stati analizzati vari casi di film di vario genere per determinare, dei volta in volta e genere per genere, in che modo lo spettatore colga i segni di queste contrastanti "immagini" e come si relazioni con la rappresentazione filmica di una specifica città nel caso che conosca personalmente la città o che al contrario non la conosca affattoe la veda (per la prima volta) per mezzo di occhi diegetici che possono, a loro volta, essere quelli di nativi e abitanti di quella specifica città, o al contrario “occhi con sguardo turistico”.
Al cinema con la valigia: i film di viaggio e il cineturismo, 2007.
Al cinema con la valigia: i film di viaggio e il cineturismo
PROVENZANO, ROBERTO
2007-01-01
Abstract
Il volume prende in considerazione un nuovo settore di nicchia del turismo e cerca di illustrarne la genesi, la complessità e i possibili sviluppi, anche per mezzo dell'analisi di specifici Historycases. OLtre all'introduzione il sottoscritto ha redatto quattro capitoli. Nella introduzione (pp.11-20) si è rilevato come, sin dai tempi del vedutismo cinematografico, documentari e anche film di finzione sono serviti al soggetto scopico comeviaggio sublimato, ovvero come veicolo per viaggiare nel mondo senza alzarsi dalla propria poltrona. In particolare nel mondo contemporaneo in cui "le immagini hanno acquisito un tale potere omicida da diventare assassine del reale" (Baudrilard J.) lo spettatore "viaggia" per il mondo per mezzo di simulacri iconici sia fissi (iconauta) che iconici (cinenauta), ma questi viaggi sublimati possono non risultare totalmente soddisfacenti e, anzi, servire da "punctum" (Cfr. R. Barthes) per stimolare il soggetto scopico e spingerlo ad un viaggio reale per vedere in prima persona i luoghi (pre)visti e infra-conosciuti per mezzo del cinema (cineturista). Nel primo capitolo (Il dispositivo cinematografico, pp. 21-39)si sono prese in considerazione le differenze percettivo-sensoriali fra viaggio reale e viaggio virtuale-filmico, alla luce della condizione psico-sensoria e simil-onirica in cui “il dispositivo cinematografico” (Cfr. Metz) pone lo spettatore, rilevando altresì come e perché il residuo memoriale di una location vista in un film possa risultare più forte di quello di una visione diretta. Nel secondo capitolo (Viaggiare con e nel film, pp. 40-68), dopo aver rilevato che lo sguardo del soggetto scopico può essere eterodiretto dal linguaggio cinematografico attivando in lui , di volta in volta e alternativamente, le funzioni di percepire, vedere, guardare/contemplare; sono stare prese in esame le varie modalità narrative e pittoriche di apparizione del paesaggio nel cinema (Cfr. S. Bernardi) e le funzioni cognitive che lo spazio/paesaggio può svolgere all’interno della diegesi. Nel terzo capitolo (Lo sguardo e la scoperta dell’alterità, pp. 69-135), dopo aver ricordato che come ogni testo crea il suo lettore (Eco, Todorov), allo stesso modo ogni film istituisce il suo spettatore/soggetto scopico e che il suo sguardo – eterodiretto dal linguaggio cinematografico - può divenire sguardo "mirante" e "ammirante" tanto da spingerlo a voler possedere l'oggetto di visione/desiderio (sia esso un luogo o una modalità del vivere) che il film mette in scena; sono stati analizzati alcuni film, ognuno a proprio modo esemplare e paradigmatico di una situazione che può spingere lo spettatore dal viaggio sublimato a quello reale (cineturistico). Nel quarto capitolo (Visitare la città al cinema, pp. 149-175)infine, sono state prese in esame le location che maggiormente attirano cineturismo: le città. Prendendo spunto dal detto: "Once in Rome, do as the Roman do", si è cercato innanzitutto di analizzare se vi sia un rapporto diretto e specifico fra l'atmosfera generale della città e il comportamento dei suoi abitanti o se l'essere persona "urbanizzata" si esprima allo stesso modo in tutte le città. L’analisi di casi esemplari ha dimostrato come i film tendano in generale a propendere per la prima ipotesi e a conformarsi all'idea che ogni singola città influenzi in modo proprio i propri cittadini, rilevando però – per contrasto – come le moderne megalopoli siano polimorfe e possano quindi contenere in sé aspetti positivi e negativi e che per questo i film possono presentare la stessa città come luogo di armonia e d'amore o, al contrario, di violenza e degrado. Ciò premesso sono stati analizzati vari casi di film di vario genere per determinare, dei volta in volta e genere per genere, in che modo lo spettatore colga i segni di queste contrastanti "immagini" e come si relazioni con la rappresentazione filmica di una specifica città nel caso che conosca personalmente la città o che al contrario non la conosca affattoe la veda (per la prima volta) per mezzo di occhi diegetici che possono, a loro volta, essere quelli di nativi e abitanti di quella specifica città, o al contrario “occhi con sguardo turistico”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.