L’idea alla base di questo dossier monografico dedicato alla storia dell’educazione in Messico parte dalla esigenza di riflettere, in una nuova stagione di transizione, su antinomie, continuità e cesure. Muovendoci tra storia sociale, politica, culturale e amministrativa, l’educazione, i maestri, i metodi, il rapporto tra istituzioni pubbliche ed ecclesiali diventano dei prismi attraverso i quali provare a ricostruire frammenti di una realtà composita e dinamica: sempre aperta a recepire gli impulsi esterni (il positivismo, la scuola attiva, i modelli Pisa...), ma anche attenta a valorizzare e difendere la specificità nazionale. Per questo sono stati invitati studiosi ed esperti di diversa provenienza e si è scelto di affiancare a una serie di analisi di taglio nazionale, alcuni esempi regionali di particolare rilevanza, alla ricerca di una denominatore comune che permettesse di costruire una storia di lungo periodo. Uno dei punti più interessanti concerne la ricerca del prima e del dopo, per provare a rispondere indirettamente al quesito tacito che connota l’insieme dei saggi: la rivoluzione fu davvero uno spartiacque come affermarono gli inventori della Sep e i nuovi caudillos culturales oppure prevalsero le continuità con il porfiriato, la stagione liberale e l’eredità della colonia? Si è scritto molto della questione educativa nei rapporti Stato e Chiesa (la crisi del 1926 che sfociò nella guerra cristera partì proprio dal regolamento dell’art 130 della Costituzione, fortemente voluto da Calles per lanciare la sfida alle istituzioni ecclesiali su un terreno educativo e di incorporazione delle popolazioni indigene al modello statuale)17. Il processo di nation-building, il confronto tra progetti di cittadinanza e di idee di libertà e società consociativa, a suo modo inclusiva nonostante i forti e violenti contrasti sociali, è qui analizzato dall’osservatorio educativo. Ne emerge una storia intrecciata di politiche incorporative e dilemmi razziali, ricette identitarie e modelli sociali e familiari contrapposti, sullo sfondo delle mutazioni del rapporto tra città e campagna lungo un arco cronologico che si sviluppa dall’età liberale della ricostruzione juarista per arrivare alle novità degli anni ’50 del Novecento.
Scuole, maestri e pedagogie nel Messico prima e dopo la rivoluzione, 2015.
Scuole, maestri e pedagogie nel Messico prima e dopo la rivoluzione
DE GIUSEPPE, MASSIMO;
2015-01-01
Abstract
L’idea alla base di questo dossier monografico dedicato alla storia dell’educazione in Messico parte dalla esigenza di riflettere, in una nuova stagione di transizione, su antinomie, continuità e cesure. Muovendoci tra storia sociale, politica, culturale e amministrativa, l’educazione, i maestri, i metodi, il rapporto tra istituzioni pubbliche ed ecclesiali diventano dei prismi attraverso i quali provare a ricostruire frammenti di una realtà composita e dinamica: sempre aperta a recepire gli impulsi esterni (il positivismo, la scuola attiva, i modelli Pisa...), ma anche attenta a valorizzare e difendere la specificità nazionale. Per questo sono stati invitati studiosi ed esperti di diversa provenienza e si è scelto di affiancare a una serie di analisi di taglio nazionale, alcuni esempi regionali di particolare rilevanza, alla ricerca di una denominatore comune che permettesse di costruire una storia di lungo periodo. Uno dei punti più interessanti concerne la ricerca del prima e del dopo, per provare a rispondere indirettamente al quesito tacito che connota l’insieme dei saggi: la rivoluzione fu davvero uno spartiacque come affermarono gli inventori della Sep e i nuovi caudillos culturales oppure prevalsero le continuità con il porfiriato, la stagione liberale e l’eredità della colonia? Si è scritto molto della questione educativa nei rapporti Stato e Chiesa (la crisi del 1926 che sfociò nella guerra cristera partì proprio dal regolamento dell’art 130 della Costituzione, fortemente voluto da Calles per lanciare la sfida alle istituzioni ecclesiali su un terreno educativo e di incorporazione delle popolazioni indigene al modello statuale)17. Il processo di nation-building, il confronto tra progetti di cittadinanza e di idee di libertà e società consociativa, a suo modo inclusiva nonostante i forti e violenti contrasti sociali, è qui analizzato dall’osservatorio educativo. Ne emerge una storia intrecciata di politiche incorporative e dilemmi razziali, ricette identitarie e modelli sociali e familiari contrapposti, sullo sfondo delle mutazioni del rapporto tra città e campagna lungo un arco cronologico che si sviluppa dall’età liberale della ricostruzione juarista per arrivare alle novità degli anni ’50 del Novecento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.