Il volontariato italiano è oggetto di profondi mutamenti generati dalle trasformazioni culturali, politiche e sociali del Paese. Se da un lato si è in presenza di una diversificazione delle tipologie di intervento e dell’utenza a cui tale servizio si rivolge, dall’altro si assiste a un mutamento del settore di tipo qualitativo (Salvini, 2005). Tale studio parte proprio dalla consapevolezza e dall’esigenza di un profondo processo di rinnovamento a livello organizzativo, gestionale e strategico che interessa l’intero mondo del volontariato. La trasformazione che riguarda gli obiettivi e la mission delle organizzazioni si traduce non solo nei servizi offerti ma anche nella progettualità degli interventi: strutturazione degli interventi più mirata, incidenza nel territorio più puntuale e organizzata. Un cambiamento che non coinvolge solo le strutture e il modo in cui queste operano all’interno del territorio, ma interessa anche le persone che agiscono nel settore, le loro motivazioni, i loro valori e attitudini che mutano in concomitanza alla trasformazione antropologica che investe la società e che inevitabilmente si ripercuote sull’organizzazione. Queste spinte esogene provenienti dal sistema di Welfare delineano una nuova figura del volontario che coinvolge la natura stessa del volontariato non più caratterizzato unicamente da dedizione, sacrificio e spirito di appartenenza, capace di interpretare le esigenze della società riducendo la pressione sui servizi pubblici, ma un professionista con spirito d’impresa: in questo senso, mutuandolo dalla terminologia anglossassone, si può parlare di voluntary work, in luogo di di voluntary action che ha da sempre contraddistinto il volontariato di matrice tradizionale. Per tali ragioni, il Terzo Settore necessita un rinnovamento che sappia dare spazio ad un processo di promozione attiva e di “produzione” sul territorio fondato su competenze professionali e specifiche abilità tecniche attraverso una formazione più rigorosa e attenta alle loro esigenze specifiche (Emmanuele, 2009; Russo, 2004; Piccardo e Converso, 2003, Fazi, 2000), e attraverso modelli organizzativi coerenti a un universo culturale e relazionale del tutto peculiare. In questo percorso la formazione è un elemento determinante, che rappresenta una leva strategica di crescita strutturale e manageriale per fare fronte ad una richiesta di professionalizzazione sempre più elevata. Nonostante ciò, si rileva una frammentazione dell’offerta formativa (Spazzoli, 1999) e una certa insufficienza di progettualità di formazione realizzata all’interno di una programmazione di sviluppo delle risorse umane (Benevene, 2012). A tale proposito è emersa la necessità di un’indagine che da un lato potesse fornire una panoramica del terzo settore, con particolare riguardo alle organizzazioni di volontariato, dall’altro raccogliesse i bisogni e le reali esigenze formative delle persone che a vario titolo sono coinvolte nelle organizzazioni di volontariato e negli enti del Terzo Settore. Le pagine che si riportano di seguito, sono in parte il risultato di un progetto sviluppato dal gruppo di ricerca in psicologia delle organizzazioni dell'Università IULM in collaborazione con CIESSEVI e finalizzato ad analizzare i bisogni formativi e le competenze necessarie per le persone operanti nel settore attraverso il coinvolgimento di un importante network di associazioni. Tale studio si propone quindi, da una parte, di fornire un quadro che permetta di monitorare la realtà esistente, e dall’altra, di acquisire dati e informazioni utili e attendibili per arricchire l’offerta formativa che da diversi anni il Ciessevi propone e sviluppa proprio a partire dai bisogni emersi sul territorio. A partire da questi risultati si è ipotizzato lo sviluppo di un programma di formazione specifico, nato dalla corretta integrazione delle conoscenze pregresse, di quanto suggerito dalla letteratura e soprattutto da quanto rilevato sul campo.

Terzo settore: contesto d'appartenenza e bisogni formativi, 2013.

Terzo settore: contesto d'appartenenza e bisogni formativi

Russo, Vincenzo;
2013-01-01

Abstract

Il volontariato italiano è oggetto di profondi mutamenti generati dalle trasformazioni culturali, politiche e sociali del Paese. Se da un lato si è in presenza di una diversificazione delle tipologie di intervento e dell’utenza a cui tale servizio si rivolge, dall’altro si assiste a un mutamento del settore di tipo qualitativo (Salvini, 2005). Tale studio parte proprio dalla consapevolezza e dall’esigenza di un profondo processo di rinnovamento a livello organizzativo, gestionale e strategico che interessa l’intero mondo del volontariato. La trasformazione che riguarda gli obiettivi e la mission delle organizzazioni si traduce non solo nei servizi offerti ma anche nella progettualità degli interventi: strutturazione degli interventi più mirata, incidenza nel territorio più puntuale e organizzata. Un cambiamento che non coinvolge solo le strutture e il modo in cui queste operano all’interno del territorio, ma interessa anche le persone che agiscono nel settore, le loro motivazioni, i loro valori e attitudini che mutano in concomitanza alla trasformazione antropologica che investe la società e che inevitabilmente si ripercuote sull’organizzazione. Queste spinte esogene provenienti dal sistema di Welfare delineano una nuova figura del volontario che coinvolge la natura stessa del volontariato non più caratterizzato unicamente da dedizione, sacrificio e spirito di appartenenza, capace di interpretare le esigenze della società riducendo la pressione sui servizi pubblici, ma un professionista con spirito d’impresa: in questo senso, mutuandolo dalla terminologia anglossassone, si può parlare di voluntary work, in luogo di di voluntary action che ha da sempre contraddistinto il volontariato di matrice tradizionale. Per tali ragioni, il Terzo Settore necessita un rinnovamento che sappia dare spazio ad un processo di promozione attiva e di “produzione” sul territorio fondato su competenze professionali e specifiche abilità tecniche attraverso una formazione più rigorosa e attenta alle loro esigenze specifiche (Emmanuele, 2009; Russo, 2004; Piccardo e Converso, 2003, Fazi, 2000), e attraverso modelli organizzativi coerenti a un universo culturale e relazionale del tutto peculiare. In questo percorso la formazione è un elemento determinante, che rappresenta una leva strategica di crescita strutturale e manageriale per fare fronte ad una richiesta di professionalizzazione sempre più elevata. Nonostante ciò, si rileva una frammentazione dell’offerta formativa (Spazzoli, 1999) e una certa insufficienza di progettualità di formazione realizzata all’interno di una programmazione di sviluppo delle risorse umane (Benevene, 2012). A tale proposito è emersa la necessità di un’indagine che da un lato potesse fornire una panoramica del terzo settore, con particolare riguardo alle organizzazioni di volontariato, dall’altro raccogliesse i bisogni e le reali esigenze formative delle persone che a vario titolo sono coinvolte nelle organizzazioni di volontariato e negli enti del Terzo Settore. Le pagine che si riportano di seguito, sono in parte il risultato di un progetto sviluppato dal gruppo di ricerca in psicologia delle organizzazioni dell'Università IULM in collaborazione con CIESSEVI e finalizzato ad analizzare i bisogni formativi e le competenze necessarie per le persone operanti nel settore attraverso il coinvolgimento di un importante network di associazioni. Tale studio si propone quindi, da una parte, di fornire un quadro che permetta di monitorare la realtà esistente, e dall’altra, di acquisire dati e informazioni utili e attendibili per arricchire l’offerta formativa che da diversi anni il Ciessevi propone e sviluppa proprio a partire dai bisogni emersi sul territorio. A partire da questi risultati si è ipotizzato lo sviluppo di un programma di formazione specifico, nato dalla corretta integrazione delle conoscenze pregresse, di quanto suggerito dalla letteratura e soprattutto da quanto rilevato sul campo.
Italiano
2013
77
Italy
Milano
Ciessevi
Online
nazionale
comitato scientifico
Settore M-PSI/06 - Psicologia Del Lavoro E Delle Organizzazioni
3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10808/9784
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