Nella cosiddetta era della globalizzazione tutto sembra concorrere a incontri e interazioni tra individui di culture diverse, suscitando con insistenza nelle società occidentali riflessioni su “diversità e somiglianze” e incitando continuamente territori, istituzioni e cittadini, a dedicarsi al lavoro della trasformazione sociale e della coabitazione con la pluralità culturale. Anche il carcere conosce tale diversità presentandosi oggi in Italia quale realtà popolata, e spesso sovraffollata, da persone di origini socio-culturali, etnie, religioni, tradizioni le più differenti. Una diversità che sta sollecitando l’istituzione penitenziaria e le professioni che in tale contesto agiscono, richiedendo un rinnovamento dei saperi e delle pratiche, in quanto la complessità del lavoro con i detenuti stranieri in termini di comunicazione, relazione e progetto richiede nuovi servizi (es. di mediazione linguistico-culturale) e nuove competenze professionali. Occorre capire meglio il contesto della propria professione e precisare il senso della propria attività di fronte a situazioni così diverse. In altre parole, anche in ambito penitenziario non si può più fare a meno di riflettere sulle dinamiche delle trasformazioni insite alla mondializzazione e alle società plurali. L'articolo propone una riflessione sulla diversità quale nozione relativa e relazionale; sull'identità dell'"altro" presente in carcere e sui suoi riferimenti culturali e normativi.
La riflessione sull'"altro" in ambito penitenziario, 2013-06.
La riflessione sull'"altro" in ambito penitenziario
Ghiringhelli, Barbara
2013-06-01
Abstract
Nella cosiddetta era della globalizzazione tutto sembra concorrere a incontri e interazioni tra individui di culture diverse, suscitando con insistenza nelle società occidentali riflessioni su “diversità e somiglianze” e incitando continuamente territori, istituzioni e cittadini, a dedicarsi al lavoro della trasformazione sociale e della coabitazione con la pluralità culturale. Anche il carcere conosce tale diversità presentandosi oggi in Italia quale realtà popolata, e spesso sovraffollata, da persone di origini socio-culturali, etnie, religioni, tradizioni le più differenti. Una diversità che sta sollecitando l’istituzione penitenziaria e le professioni che in tale contesto agiscono, richiedendo un rinnovamento dei saperi e delle pratiche, in quanto la complessità del lavoro con i detenuti stranieri in termini di comunicazione, relazione e progetto richiede nuovi servizi (es. di mediazione linguistico-culturale) e nuove competenze professionali. Occorre capire meglio il contesto della propria professione e precisare il senso della propria attività di fronte a situazioni così diverse. In altre parole, anche in ambito penitenziario non si può più fare a meno di riflettere sulle dinamiche delle trasformazioni insite alla mondializzazione e alle società plurali. L'articolo propone una riflessione sulla diversità quale nozione relativa e relazionale; sull'identità dell'"altro" presente in carcere e sui suoi riferimenti culturali e normativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.