In queste pagine cercheremo di analizzare le ragioni del successo di quelli che potremmo definire “dog factual”, a partire da una nuova sensibilità verso la relazione uomo-cane che si è affermata nell’ultimo decennio e che sta alla base del moltiplicarsi di programmi televisivi sui cani, ma anche della loro elevata “notiziabilità” in ambiti mediali anche diversi dalla televisione. Come sa bene chiunque si occupi di informazione sia a stampa che in rete, una notizia che riguardi gli animali, e i cani in particolare, oggi è in grado di attirare con certezza l’attenzione di una larga fetta di pubblico. Un angolo riservato ai cani all’interno di un programma televisivo, così come una rubrica a loro dedicata all’interno di un settimanale, è garanzia quasi certa di un ottimo riscontro di pubblico (basti pensare al cagnolino ormai presenza fissa in un programma di successo come Striscia la Notizia, su Canale 5). Con queste premesse verrà considerato il capostipite del dog factual, Dog Whisperer, di cui verrà analizzata la peculiare articolazione narrativa e di cui si rintracceranno le cause (anche quelle meno immediatamente evidenti) del grande successo di pubblico. Infine, uno sguardo ravvicinato ad alcuni dei programmi più recenti, sia italiani che stranieri, permetterà di evidenziarne le analogie con altri factual di successo, da cui i programmi sui cani traggono ispirazione con risultati spesso discutibili, comunque sempre sorprendenti. Questo processo di analisi permetterà di far luce su una realtà televisiva apparentemente “leggera” ma di fatto rivelatrice di interessanti mutamenti in atto, sia in ambito televisivo che nel costume: a dimostrazione – se ancora ve ne fosse bisogno – della capacità della televisione di cogliere, rispecchiare e amplificare nuove tendenze socioculturali.
Come ti aggiusto il cane: il "dog factual", 2013.
Come ti aggiusto il cane: il "dog factual"
Cardini, Daniela
2013-01-01
Abstract
In queste pagine cercheremo di analizzare le ragioni del successo di quelli che potremmo definire “dog factual”, a partire da una nuova sensibilità verso la relazione uomo-cane che si è affermata nell’ultimo decennio e che sta alla base del moltiplicarsi di programmi televisivi sui cani, ma anche della loro elevata “notiziabilità” in ambiti mediali anche diversi dalla televisione. Come sa bene chiunque si occupi di informazione sia a stampa che in rete, una notizia che riguardi gli animali, e i cani in particolare, oggi è in grado di attirare con certezza l’attenzione di una larga fetta di pubblico. Un angolo riservato ai cani all’interno di un programma televisivo, così come una rubrica a loro dedicata all’interno di un settimanale, è garanzia quasi certa di un ottimo riscontro di pubblico (basti pensare al cagnolino ormai presenza fissa in un programma di successo come Striscia la Notizia, su Canale 5). Con queste premesse verrà considerato il capostipite del dog factual, Dog Whisperer, di cui verrà analizzata la peculiare articolazione narrativa e di cui si rintracceranno le cause (anche quelle meno immediatamente evidenti) del grande successo di pubblico. Infine, uno sguardo ravvicinato ad alcuni dei programmi più recenti, sia italiani che stranieri, permetterà di evidenziarne le analogie con altri factual di successo, da cui i programmi sui cani traggono ispirazione con risultati spesso discutibili, comunque sempre sorprendenti. Questo processo di analisi permetterà di far luce su una realtà televisiva apparentemente “leggera” ma di fatto rivelatrice di interessanti mutamenti in atto, sia in ambito televisivo che nel costume: a dimostrazione – se ancora ve ne fosse bisogno – della capacità della televisione di cogliere, rispecchiare e amplificare nuove tendenze socioculturali.File | Dimensione | Formato | |
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