Il Novecento poetico italiano viene letto attraverso il filtro della libertà metrica, più esattamente del verso libero. Suo principio fondante è l’anisosillabismo; ma alla definizione del sistema ritmico novecentesco contribuiscono in modo decisivo le poetiche nonché la ricezione del pubblico e della critica. Ne discendono alcune vere e proprie tradizioni formali che attraversano l’intero secolo, esaurendosi molto lentamente (forse nel corso degli anni Ottanta): il verso libero breve (nelle varianti “logaedica” e “leopardiana”), il verso libero lungo sillabico; il versetto (verso libero lungo “whitmaniano”); il verso libero atonale; il verso accentuale. A fianco di questi fenomeni viene inoltre esplorata un tradizione di confine, importante anche in relazione al postmoderno: quella dell’endecasillabo falso, che molti punti contatto ha con le nuove legalità metriche ruotanti in particolare intorno al tredecasillabo (ma anche al novenario giambico). Integrano l’opera due trattazioni relative alla metrica di traduzione e alla poesia in prosa: da un lato è illustrata la crisi del sistema metrico delle equivalenze, descritto da Gianfranco Contini, ed è pertanto interrogato il tentativo novecentesco di produrre trasposizioni ritmiche (ora assimilative ora stranianti) di sistemi metrici stranieri; dall’altro è fatto il punto sul ritmo-zero delle poesie che si manifestano attraverso la “pro(vo)rsa oratio”.
La metrica italiana contemporanea, 2010.
La metrica italiana contemporanea
Giovannetti, Paolo;
2010-01-01
Abstract
Il Novecento poetico italiano viene letto attraverso il filtro della libertà metrica, più esattamente del verso libero. Suo principio fondante è l’anisosillabismo; ma alla definizione del sistema ritmico novecentesco contribuiscono in modo decisivo le poetiche nonché la ricezione del pubblico e della critica. Ne discendono alcune vere e proprie tradizioni formali che attraversano l’intero secolo, esaurendosi molto lentamente (forse nel corso degli anni Ottanta): il verso libero breve (nelle varianti “logaedica” e “leopardiana”), il verso libero lungo sillabico; il versetto (verso libero lungo “whitmaniano”); il verso libero atonale; il verso accentuale. A fianco di questi fenomeni viene inoltre esplorata un tradizione di confine, importante anche in relazione al postmoderno: quella dell’endecasillabo falso, che molti punti contatto ha con le nuove legalità metriche ruotanti in particolare intorno al tredecasillabo (ma anche al novenario giambico). Integrano l’opera due trattazioni relative alla metrica di traduzione e alla poesia in prosa: da un lato è illustrata la crisi del sistema metrico delle equivalenze, descritto da Gianfranco Contini, ed è pertanto interrogato il tentativo novecentesco di produrre trasposizioni ritmiche (ora assimilative ora stranianti) di sistemi metrici stranieri; dall’altro è fatto il punto sul ritmo-zero delle poesie che si manifestano attraverso la “pro(vo)rsa oratio”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.