A partire dalla lettura del romanzo Difficult Daughters di Manju Kapur (1998), il mio intervento mira a investigare la difficile affermazione del diritto fondamentale all’istruzione per le donne in India. All’inizio del ‘900 figure di innovatori come Iswar Chandra Vidysagar, Veresalingam Pantulu, Mahadev Gvind Ranade e la moglie Ramabai posero al centro dei loro interessi una riforma sociale, non mediata dall’Occidente, che vedeva nelle donne dei “soggetti da cambiare” attraverso argomenti persuasivi, azione sociale, educazione e una legislazione che ne riconoscesse i diritti. Tuttavia, le donne più che partner attivi del loro rinnovamento furono considerate “soggetti di un discorso” politico, per cui spessissimo nella pratica esse percepirono tali cambiamenti come una minaccia all’ideale indiano di Sita, la sposa perfetta del Dio Rama, ovvero la moglie umile, devota, silenziosa, fedele, pura, casta. Nella letteratura indo-inglese è facile trovare esempi di madri che impediscono o ostacolano le figlie che desiderano studiare perché così facendo contravverrebbero al dovere femminile primario, e quindi “giusto”, di essere mogli e madri. Virmati, la protagonista di Difficult Daughters, si batte per la propria autodeterminazione e per il suo diritto allo studio arrivando a scelta estreme. Ella si scontra sia con la famiglia, che la vorrebbe moglie, sia con il suo amante, il colto professore di letteratura inglese che la educa alla bellezza senza smettere di considerarla un’allieva più che una donna. Si deve ricordare che nella tradizione vedica alla donna era riconosciuto il potere di migliorare il proprio dharma, di andare sui campi di battaglia, di prendere parte a discussioni filosofiche e persino di comporre inni sacri. Oggi, invece, il 52% della popolazione femminile è analfabeta, sebbene due università indiane compaiono tra le prime 100 del mondo e la differenza di genere tra gli studenti è dello 0,7% (in Italia è dell’1%). Non si può ignorare che ancora oggi non sono infrequenti casi di studentesse che vengono discriminate a scuola o all’università da atteggiamenti sessisti che regolano e sanzionano con la violenza l’uso, ad esempio, di un abbigliamento troppo occidentale, nel dichiarato tentativo di preservare la “tradizione” indiana.

"Difficult Daughters by Manju Kapur and the Cause of the Nation’s Female Literacy in India", 2012-11-16.

"Difficult Daughters by Manju Kapur and the Cause of the Nation’s Female Literacy in India"

Carbone, Paola
2012-11-16

Abstract

A partire dalla lettura del romanzo Difficult Daughters di Manju Kapur (1998), il mio intervento mira a investigare la difficile affermazione del diritto fondamentale all’istruzione per le donne in India. All’inizio del ‘900 figure di innovatori come Iswar Chandra Vidysagar, Veresalingam Pantulu, Mahadev Gvind Ranade e la moglie Ramabai posero al centro dei loro interessi una riforma sociale, non mediata dall’Occidente, che vedeva nelle donne dei “soggetti da cambiare” attraverso argomenti persuasivi, azione sociale, educazione e una legislazione che ne riconoscesse i diritti. Tuttavia, le donne più che partner attivi del loro rinnovamento furono considerate “soggetti di un discorso” politico, per cui spessissimo nella pratica esse percepirono tali cambiamenti come una minaccia all’ideale indiano di Sita, la sposa perfetta del Dio Rama, ovvero la moglie umile, devota, silenziosa, fedele, pura, casta. Nella letteratura indo-inglese è facile trovare esempi di madri che impediscono o ostacolano le figlie che desiderano studiare perché così facendo contravverrebbero al dovere femminile primario, e quindi “giusto”, di essere mogli e madri. Virmati, la protagonista di Difficult Daughters, si batte per la propria autodeterminazione e per il suo diritto allo studio arrivando a scelta estreme. Ella si scontra sia con la famiglia, che la vorrebbe moglie, sia con il suo amante, il colto professore di letteratura inglese che la educa alla bellezza senza smettere di considerarla un’allieva più che una donna. Si deve ricordare che nella tradizione vedica alla donna era riconosciuto il potere di migliorare il proprio dharma, di andare sui campi di battaglia, di prendere parte a discussioni filosofiche e persino di comporre inni sacri. Oggi, invece, il 52% della popolazione femminile è analfabeta, sebbene due università indiane compaiono tra le prime 100 del mondo e la differenza di genere tra gli studenti è dello 0,7% (in Italia è dell’1%). Non si può ignorare che ancora oggi non sono infrequenti casi di studentesse che vengono discriminate a scuola o all’università da atteggiamenti sessisti che regolano e sanzionano con la violenza l’uso, ad esempio, di un abbigliamento troppo occidentale, nel dichiarato tentativo di preservare la “tradizione” indiana.
16-nov-2012
human rights, Manju Kapur, dharma, education, literacy, women, Human Development Index (HDI), Sita, Ganika
"Difficult Daughters by Manju Kapur and the Cause of the Nation’s Female Literacy in India", 2012-11-16.
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