We cannot speak of Gibellina without addressing the idea of time, of memory and of their effects on the present and the future, of its relation to man confronted with ruins. More precisely, with the ruins left by the earthquake that struck the towns that had for centuries stood in the Belice Valley during the night between January 14 and 15, 1968. Since that time, to get back on its feet, Gibellina has engaged in an intensive process of reconstruction, with art and theater as leading players. The ruins left by the earthquake, covered by the Cretto di Burri, are considered one of the most imposing examples of Land Art in Europe. Gibellina Nuova proposes anti-sculptures and contemporary urban architecture; the Baglio Di Stefano houses important collections of contemporary art; this, for over thirty years, has been the venue for the Oresteiads, a theater event that has seen the participation of hundreds of internationally famed artists. The presentations and speeches of the protagonists at the IULM on the first of March, 2013, illustrated how in Gibellina, theater and reality are one, how they mirror the community and provide it with the stimulus to transform the tragedy of 1968 into an impetus for future representations of itself.

Trattare di Gibellina significa considerare il senso del tempo, della memoria e della loro azione sia sul presente che sul futuro, e porlo in relazione con la reazione dell’uomo di fronte al tema delle rovine o più precisamente a quello delle macerie, conseguenza del terremoto avvenuto tra il 14 e il 15 gennaio del 1968 che cancellò paesi interi che da secoli sorgevano nella valle del Belice. Da allora, Gibellina, per risollevarsi dalla tragedia, ha attivato un intenso programma di ricostruzione, che ha visto come protagonisti l’arte e il teatro: qui ci sono i ruderi del terremoto che, coperti dal Cretto di Alberto Burri, sono divenuti fra le più imponenti opere europee di Land Art; qui si erge Gibellina Nuova con le sue sculture antiscultoree e le sue architetture urbane; qui sorge il Baglio Di Stefano, sede di prestigiose raccolte di opere d’arte contemporanea; qui, da più di trent’anni, si svolgono le Orestiadi, manifestazione teatrale che ha visto coinvolti centinaia di artisti di fama internazionale. L’esperienza teatrale di Gibellina, unica nel suo genere, rappresenta il modello di un teatro totalizzante, proiezione di un dramma dell’immaginario dove lo spettatore è protagonista partecipe e attivo, poiché la misura della rappresentazione non è più, o non solo, l’attore, ma l’essere umano coinvolto da un evento naturale, che fa da prologo e da epilogo a ogni rappresentazione. Visionaria quanto basta, perché nata all’insegna dei miti e del sogno, Gibellina è una realtà e come tale va studiata, ricostruendone i contorni e cercando ragione negli antefatti. Le testimonianze e gli interventi dei protagonisti chiamati alla IULM il primo marzo 2013 potranno documentare quanto a Gibellina il teatro si sia fatto, come è nella sua vocazione, strumento di rivelazione di una comunità a se stessa, impulso a trasformare, aristotelicamente, la tragedia del 1968 in forza reale, in rappresentazione potente di sé, ma necessariamente e brechtianamente straniata, proprio per non restare da quella stessa tragedia sopraffatti.

L'effimero e l'eterno: l'utopia di Gibellina, tra arte, teatro e territorio in occasione del 45. anniversario del terremoto nella Valle del Belice, 2013-03-01.

L'effimero e l'eterno: l'utopia di Gibellina, tra arte, teatro e territorio in occasione del 45. anniversario del terremoto nella Valle del Belice

Garavaglia, Valentina
2013-03-01

Abstract

We cannot speak of Gibellina without addressing the idea of time, of memory and of their effects on the present and the future, of its relation to man confronted with ruins. More precisely, with the ruins left by the earthquake that struck the towns that had for centuries stood in the Belice Valley during the night between January 14 and 15, 1968. Since that time, to get back on its feet, Gibellina has engaged in an intensive process of reconstruction, with art and theater as leading players. The ruins left by the earthquake, covered by the Cretto di Burri, are considered one of the most imposing examples of Land Art in Europe. Gibellina Nuova proposes anti-sculptures and contemporary urban architecture; the Baglio Di Stefano houses important collections of contemporary art; this, for over thirty years, has been the venue for the Oresteiads, a theater event that has seen the participation of hundreds of internationally famed artists. The presentations and speeches of the protagonists at the IULM on the first of March, 2013, illustrated how in Gibellina, theater and reality are one, how they mirror the community and provide it with the stimulus to transform the tragedy of 1968 into an impetus for future representations of itself.
1-mar-2013
Gibellina, terremoto, 1968,arte moderna, scenografia,Cretto, Alberto Burri,Arnaldo Pomodoro, Pietro Consagra, Toti Scialoja, Nunzio,Mimmo Paladino,architettura, scena urbana, festival Orestiadi,Tragedie classiche, Orestea di Gibellina, Emilio Isgrò,Filippo Crivelli,Renata Molinari,Thierry Salmon,tragedie contemporanee,Cesare Lievi,Ludovico Corrao, Francesca Corrao
Gibellina, earthquake 1968, modern art, scenography, land art, urban scene, urban stage; stage design, Alberto Burri, Arnaldo Pomodoro, Pietro Consagra, Toti Scialoja, Nunzio,Mimmo Paladino, Emilio Isgrò, Filippo Crivelli, Renata Molinari,Thierry Salmon, Cesare Lievi, Ludovico Corrao, Francesca Corrao.
Trattare di Gibellina significa considerare il senso del tempo, della memoria e della loro azione sia sul presente che sul futuro, e porlo in relazione con la reazione dell’uomo di fronte al tema delle rovine o più precisamente a quello delle macerie, conseguenza del terremoto avvenuto tra il 14 e il 15 gennaio del 1968 che cancellò paesi interi che da secoli sorgevano nella valle del Belice. Da allora, Gibellina, per risollevarsi dalla tragedia, ha attivato un intenso programma di ricostruzione, che ha visto come protagonisti l’arte e il teatro: qui ci sono i ruderi del terremoto che, coperti dal Cretto di Alberto Burri, sono divenuti fra le più imponenti opere europee di Land Art; qui si erge Gibellina Nuova con le sue sculture antiscultoree e le sue architetture urbane; qui sorge il Baglio Di Stefano, sede di prestigiose raccolte di opere d’arte contemporanea; qui, da più di trent’anni, si svolgono le Orestiadi, manifestazione teatrale che ha visto coinvolti centinaia di artisti di fama internazionale. L’esperienza teatrale di Gibellina, unica nel suo genere, rappresenta il modello di un teatro totalizzante, proiezione di un dramma dell’immaginario dove lo spettatore è protagonista partecipe e attivo, poiché la misura della rappresentazione non è più, o non solo, l’attore, ma l’essere umano coinvolto da un evento naturale, che fa da prologo e da epilogo a ogni rappresentazione. Visionaria quanto basta, perché nata all’insegna dei miti e del sogno, Gibellina è una realtà e come tale va studiata, ricostruendone i contorni e cercando ragione negli antefatti. Le testimonianze e gli interventi dei protagonisti chiamati alla IULM il primo marzo 2013 potranno documentare quanto a Gibellina il teatro si sia fatto, come è nella sua vocazione, strumento di rivelazione di una comunità a se stessa, impulso a trasformare, aristotelicamente, la tragedia del 1968 in forza reale, in rappresentazione potente di sé, ma necessariamente e brechtianamente straniata, proprio per non restare da quella stessa tragedia sopraffatti.
L'effimero e l'eterno: l'utopia di Gibellina, tra arte, teatro e territorio in occasione del 45. anniversario del terremoto nella Valle del Belice, 2013-03-01.
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