Ripensare oggi al Salvador nella stagione della "nuova guerra fredda" ci permette di provare a rileggere l’incrocio «pericoloso» che si venne a creare tra elementi di politica interna e internazionale in Centroamerica. I tragici eventi salvadoregni si collocano infatti in un contesto internazionale segnato dal rimontare di un clima di «scontro totale», dopo l’avanzata russa in Afghanistan, l’inatteso trionfo della rivoluzione khomeinista in Iran e la sorprendente vittoria sandinista in Nicaragua; tutti elementi che contribuirono a riportare a un clima di «gelo controllato» i rapporti tra i due blocchi, le due «superpotenze» invecchiate, rendendo faticoso il dialogo sul disarmo, ridando pervasività allo scontro bipolare. La drammatica ricaduta locale di quel ritorno di fiamma della «guerra fredda», collocandosi in un contesto economico internazionale radicalmente trasformato rispetto ai primi anni Cinquanta, produsse nuove schematizzazioni e polarizzazioni (politiche ma anche economiche). Ecco allora che anche il piccolo El Salvador poteva trasformarsi in un teatro «sensibile» degli equilibri mondiali, tanto da divenire, a metà anni Ottanta, il terzo beneficiario di aiuti statunitensi (dietro a Israele ed Egitto). Per provare a storicizzare la specificità dell’azione di Romero e l’impatto della sua coraggiosa pastorale in un contesto che in primo luogo non sembrava ammettere l’esistenza di canali di dialogo, per capire perché improvvisamente il più piccolo paese centroamericano, fosse diventato una pedina importante negli equilibri della «nuova guerra fredda» e per interrogarci sul perché la violenza (militare e ideologica) divenne una componente centrale di quelle vicende, proviamo a rileggere i rapporti tra quei sedimenti interni e quelle pressioni esterne. Per farlo ci siamo mossi lungo tre diverse coordinate, cercando di utilizzare tre «chiavi di lettura»: la cangiante pervasività della politica estera sullo scenario salvadoregno; le dinamiche specifiche introdotte nel paese dalla «nuova guerra fredda» (a cominciare dalla logica sottesa ai conflitti «a bassa intensità») e, infine, qualche cenno sul rapporto violenza-diritti, attraverso il coinvolgimento della popolazione civile e il ruolo specifico svolto dalla Chiesa.

Il Centroamerica nella "nuova guerra fredda". Riflessioni sull'esperienza salvadoregna, 2006.

Il Centroamerica nella "nuova guerra fredda". Riflessioni sull'esperienza salvadoregna

De Giuseppe, Massimo
2006-01-01

Abstract

Ripensare oggi al Salvador nella stagione della "nuova guerra fredda" ci permette di provare a rileggere l’incrocio «pericoloso» che si venne a creare tra elementi di politica interna e internazionale in Centroamerica. I tragici eventi salvadoregni si collocano infatti in un contesto internazionale segnato dal rimontare di un clima di «scontro totale», dopo l’avanzata russa in Afghanistan, l’inatteso trionfo della rivoluzione khomeinista in Iran e la sorprendente vittoria sandinista in Nicaragua; tutti elementi che contribuirono a riportare a un clima di «gelo controllato» i rapporti tra i due blocchi, le due «superpotenze» invecchiate, rendendo faticoso il dialogo sul disarmo, ridando pervasività allo scontro bipolare. La drammatica ricaduta locale di quel ritorno di fiamma della «guerra fredda», collocandosi in un contesto economico internazionale radicalmente trasformato rispetto ai primi anni Cinquanta, produsse nuove schematizzazioni e polarizzazioni (politiche ma anche economiche). Ecco allora che anche il piccolo El Salvador poteva trasformarsi in un teatro «sensibile» degli equilibri mondiali, tanto da divenire, a metà anni Ottanta, il terzo beneficiario di aiuti statunitensi (dietro a Israele ed Egitto). Per provare a storicizzare la specificità dell’azione di Romero e l’impatto della sua coraggiosa pastorale in un contesto che in primo luogo non sembrava ammettere l’esistenza di canali di dialogo, per capire perché improvvisamente il più piccolo paese centroamericano, fosse diventato una pedina importante negli equilibri della «nuova guerra fredda» e per interrogarci sul perché la violenza (militare e ideologica) divenne una componente centrale di quelle vicende, proviamo a rileggere i rapporti tra quei sedimenti interni e quelle pressioni esterne. Per farlo ci siamo mossi lungo tre diverse coordinate, cercando di utilizzare tre «chiavi di lettura»: la cangiante pervasività della politica estera sullo scenario salvadoregno; le dinamiche specifiche introdotte nel paese dalla «nuova guerra fredda» (a cominciare dalla logica sottesa ai conflitti «a bassa intensità») e, infine, qualche cenno sul rapporto violenza-diritti, attraverso il coinvolgimento della popolazione civile e il ruolo specifico svolto dalla Chiesa.
Italiano
2006
De Giuseppe Massimo
25
84
60
88-307-1571-9
88-307-1571-9
Italy
Bologna
esperti non anonimi
internazionale
A stampa
Settore M-STO/04 - Storia Contemporanea
Settore SPS/05 - Storia E Istituzioni Delle Americhe
1
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