La perdita del narrativo rispecchia, nel novecento, la progressiva scomparsa del senso, che sembra come ritirarsi, nascondersi in anfratti misteriosi e oscuri. Il mondo perde la sua dimensione metafisica e il 'mistero' si allontana fino quasi a scomparire, lasciando l'uomo in balia dell'assurdo, che prende le forme della banalità quotidiana, del balbettio ontologico, del linguaggio del vuoto che funziona meccanicamente, per slogans. In questo quadro desolante, i punti di vista si moltiplicano e si dissolvono in racconti ambigui, la scrittura si fa discontinua, esposta al baratro del silenzio. Il teatro dell'Assurdo dà testimonianza di tutto ciò. Per mostrarlo si è scelto di utilizzare La cantatrice calva di Ionesco, proprio per il suo carattere di anti-pièce.
Ionesco e la "tragedia del linguaggio". Verso una "drammaturgia del frammento", 2002.
Ionesco e la "tragedia del linguaggio". Verso una "drammaturgia del frammento"
Boccali, Renato
2002
Abstract
La perdita del narrativo rispecchia, nel novecento, la progressiva scomparsa del senso, che sembra come ritirarsi, nascondersi in anfratti misteriosi e oscuri. Il mondo perde la sua dimensione metafisica e il 'mistero' si allontana fino quasi a scomparire, lasciando l'uomo in balia dell'assurdo, che prende le forme della banalità quotidiana, del balbettio ontologico, del linguaggio del vuoto che funziona meccanicamente, per slogans. In questo quadro desolante, i punti di vista si moltiplicano e si dissolvono in racconti ambigui, la scrittura si fa discontinua, esposta al baratro del silenzio. Il teatro dell'Assurdo dà testimonianza di tutto ciò. Per mostrarlo si è scelto di utilizzare La cantatrice calva di Ionesco, proprio per il suo carattere di anti-pièce.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.