Neoavanguardie e controcultura a Firenze. Il movimento Radical e i protagonisti di un cambiamento storico internazionale

In the past decade, monographic essays have been written on individual groups of Florentine avant-garde radicals, following the Recovery plan for an experience that has marked the history of contemporary architecture and design and that has been insufficiently investigated. In this book the author describes a line of research that qualifies the work of the Radical Florentine architects - known for their Utopian vision and their forays into public life - as part of a more structured change involving first of all other disciplines and that in Florence had above all a "situationist" origin. Through an analysis of the relations between the Utopian visions set out by the radicals and the international and Florentine artistic and cultural context, the reasons for the birth of a new avant-garde in those years are explained by the reasons for the birth of a new avant-garde movement in Florence, a historic city par excellence. As we read in the introduction: "Very soon, not only romanticism returned as a consolatory voice to uplift everyone's lives. Very soon the doors were opened onto the superabundant with captivating aesthetic effects, onto kitsch and onto that excess that has become the rule and gratifies the throngs of "the integrated" – to use the words of Umberto Eco - and that shocks those few remaining "apocalyptics" who are acting as guardians of that dying body that is "modernity" understood as the attainment of efficiency, good taste, perseverance, visual exactness and cultural refinement". The analysis concerns the individual groups (Archizoom, Superstudio, UFO, 9999) and figures such as Pettena and Buti, who are analysed together for the first time and compared in their different contributions. In a succession of events involving prominent figures from the artistic field, to the field of planning and to the musical and literary fields (including among many others Gallizio, Constant, Oldenburg, Venturi, Price, Hollein, Cage, Chiari, Pignotti, Eco…), starting with the establishment of the MIBI (International Movement for an Imaginist Bauhaus) in 1953, passing through several historical editions of the Trienniale up to the MoMA exhibition curated in 1972 by Abasz on the innovation of the Italian domestic landscapes, the book analyses and evaluates an international historical change, that reaches the present day and that has a moment of fertile decantation in Florence in the nineteen sixties with the birth, in the Faculty of Architecture (dominated by notable figures like Michelucci and his pupils), of the first groups of radical architects who defeat many of the Modern Movement's theories, bringing forward by several decades the state of affairs in our cities.

Da circa un decennio sono stati redatti in Italia studi monografici sui singoli gruppi d’avanguardia radicali fiorentini secondo un piano di recupero di una esperienza che ha segnato la storia dell’architettura e del design contemporanei e che non è stata abbastanza approfondita. Con questo libro viene tracciata una linea di ricerca per inquadrare l’operato degli architetti Radical fiorentini - noti per le visioni utopiche e le incursioni pubbliche - all’interno di un più articolato cambiamento che interessa prima di tutto altri campi disciplinari e che a Firenze avrebbe soprattutto una matrice “situazionista”. Attraverso l’analisi delle relazioni tra le visioni utopiche messe a punto dai radical e il contesto artistico e culturale internazionale e fiorentino di quegli anni vengono spiegate le ragioni della nascita di un movimento di neoavanguardia a Firenze, città storica per eccellenza. Come si legge nella premessa: “Ben presto, non è solo il romanticismo che torna come accento consolatorio a sollevare le vite di ciascuno. Ben presto si aprono le porte al sovrabbondante con effetti estetici ammalianti, al kitsch, a quel di più che diventa la regola e gratifica la folta schiera di ‘integrati’ - per dirla con le parole di Umberto Eco - e che scandalizza quei pochi ‘apocalittici’ rimasti a fare da guardia al corpo oramai in fin di vita della ‘modernità’ intesa come raggiungimento di efficienza, buon gusto, perseveranza, esattezza visiva, raffinatezza culturale”. L’analisi riguarda quindi i singoli gruppi (Archizoom, Superstudio, UFO, 9999) e personaggi quali Pettena e Buti, che per la prima volta vengono analizzati insieme e messi a confronto per i diversi contributi. In un succedersi di eventi che vede coinvolte personalità di rilievo dal campo artistico al campo progettuale a quello musicale e letterario (tra i tanti Gallizio, Constant, Oldenburg, Venturi, Price, Hollein, Cage, Chiari, Pignotti, Eco…), partendo dalla nascita del MIBI (Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista) nel 1953, passando per alcune storiche edizioni della Triennale fino alla mostra del MoMA curata nel 1972 da Ambasz sull’innovazione dei paesaggi domestici italiani, nel libro viene analizzato e valutato un cambiamento storico internazionale che arriva fino all’oggi e che ha un momento di decantazione fertile proprio a Firenze negli anni Sessanta con la nascita, all’interno della Facoltà di Architettura (dominata da note personalità come Michelucci e i suoi allievi), dei primi gruppi di architetti radicali che mettono in scacco molte delle teorie del Movimento Moderno, anticipando di alcuni decenni lo stato dei fatti nelle nostre città.