Studiare i periodici, in particolare la stampa illustrata, con un approccio mutuato dai periodical studies significa concepire questi prodotti della modernità industriale come oggetti culturali complessi, in cui i contenuti di vario genere che veicolano, i testi, sono indissolubili dalla testura, ovvero dagli aspetti formali, dall’organizzazione iconica e visuale della pagina e dalla materialità delle sue componenti. Questo saggio si concentra su uno di questi caratteri testurali e formali: il colore. Tra i molti tratti solo apparentemente insignificanti dei periodici, il colore è stato particolarmente trascurato dagli studi al riguardo, dal momento che è una delle risorse visive più difficili da de-naturalizzare, uno degli elementi percepiti come massimamente trasparenti, tanto più in ragione della sua progressiva onnipervasività. Il contributo si concentra, all’interno del vastissimo panorama della stampa illustrata settimanale, su un preciso caso di studio: la prima serie di Tempo (1939-1943). Questo periodico, edito da Mondadori, è infatti altamente rappresentativo del settimanale illustrato “medio”, per questo un’analisi del suo “stile cromatico” può rivelarsi sintomatica di dinamiche più generali che hanno interessato il visibile del nostro Paese: che tipo di conoscenza genera, dal punto di vista percettivo, estetico, linguistico e culturale, il colore tra le pagine della prima serie di “Tempo”? A quali soggetti è destinato il colore? Quali rapporti è possibile intravedere con le immagini a colori del contesto mediale circostante?
Il “Tempo” del colore. Aspetti tecnologici, culturali e ideologici del colore nella prima serie di “Tempo”, 2024-09.
Il “Tempo” del colore. Aspetti tecnologici, culturali e ideologici del colore nella prima serie di “Tempo”
Gipponi, Elena
2024-09-01
Abstract
Studiare i periodici, in particolare la stampa illustrata, con un approccio mutuato dai periodical studies significa concepire questi prodotti della modernità industriale come oggetti culturali complessi, in cui i contenuti di vario genere che veicolano, i testi, sono indissolubili dalla testura, ovvero dagli aspetti formali, dall’organizzazione iconica e visuale della pagina e dalla materialità delle sue componenti. Questo saggio si concentra su uno di questi caratteri testurali e formali: il colore. Tra i molti tratti solo apparentemente insignificanti dei periodici, il colore è stato particolarmente trascurato dagli studi al riguardo, dal momento che è una delle risorse visive più difficili da de-naturalizzare, uno degli elementi percepiti come massimamente trasparenti, tanto più in ragione della sua progressiva onnipervasività. Il contributo si concentra, all’interno del vastissimo panorama della stampa illustrata settimanale, su un preciso caso di studio: la prima serie di Tempo (1939-1943). Questo periodico, edito da Mondadori, è infatti altamente rappresentativo del settimanale illustrato “medio”, per questo un’analisi del suo “stile cromatico” può rivelarsi sintomatica di dinamiche più generali che hanno interessato il visibile del nostro Paese: che tipo di conoscenza genera, dal punto di vista percettivo, estetico, linguistico e culturale, il colore tra le pagine della prima serie di “Tempo”? A quali soggetti è destinato il colore? Quali rapporti è possibile intravedere con le immagini a colori del contesto mediale circostante?File | Dimensione | Formato | |
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