A un’intenzione polemica deve essere ascritto lo spunto iniziale da cui scaturisce l’ampia autobiografia gozziana: le Memorie inutili nascono, infatti, almeno in origine, dall’intenzione e dall’urgenza dell'autore di attaccare la memoria di Pietro Antonio Gratarol, già Segretario del Senato veneto, denigrandolo e scagionando se stesso da ogni eventuale addebito relativo allo scandalo suscitato dalle vicende di amore e gelosia intercorse tra costui e l’attrice Teodora Ricci, amante mai dichiarata del conte veneziano. Per quanto la vicenda Gratarol occupi una parte soverchiante dell’opera e l’intento autoapologetico indebolisca a tratti la spontaneità e la vivezza della narrazione, le Memorie inutili rappresentano un documento di straordinario interesse per la conoscenza dell’autore e del di lui pensiero, oltre che della vicenda storica e culturale della Serenissima, colta al vivo nella fase critica del suo occaso. Rimasta ingiustamente priva di una fortuna editoriale adeguata ai suoi meriti anche letterari - che consentono di collocarla accanto alle autogbiografie di Goldoni, Da Ponte e Casanova - l’opera gozziana è nota al pubblico contemporaneo solo nelle edizioni Prezzolini e Bulferetti, parziale quest'ultima, entrambe filologicamente approssimative e ben lontane dalla volontà espressa dall’autore nella princeps veneziana del 1797. Alla lettera di tale stampa, riprodotta secondo criteri rigorosamente conservativi, riconduce la presente edizione critica che, per la prima volta, offre inoltre in apparato la redazione anteriore dell’opera, testimoniata nell’unico autografo finora conosciuto. L’esperienza diretta dell’officina gozziana, resa possibile per tale via, sottopone al lettore un testo in larghissima misura diverso e indipendente da quello attestato dalla princeps - a sua volta ben poco conosciuta - sia sotto il profilo formale, sia sotto il profilo sostanziale, a causa del numero davvero ingente di soppressioni, interpolazioni e varianti macroscopiche, volute dall'autore a causa del lungo periodo di tempo intercorso tra la prima stesura e la revisione attuata in vista della stampa, della scomparsa di tutti o quasi i protagonisti della narrazione e specialmente di colui che del conte Gozzi fu avversario in amore e dell’autobiografia involontario ispiratore, Pietro Antonio Gratarol.
Memorie inutili, 2006.
Memorie inutili
Garavaglia, Valentina
2006-01-01
Abstract
A un’intenzione polemica deve essere ascritto lo spunto iniziale da cui scaturisce l’ampia autobiografia gozziana: le Memorie inutili nascono, infatti, almeno in origine, dall’intenzione e dall’urgenza dell'autore di attaccare la memoria di Pietro Antonio Gratarol, già Segretario del Senato veneto, denigrandolo e scagionando se stesso da ogni eventuale addebito relativo allo scandalo suscitato dalle vicende di amore e gelosia intercorse tra costui e l’attrice Teodora Ricci, amante mai dichiarata del conte veneziano. Per quanto la vicenda Gratarol occupi una parte soverchiante dell’opera e l’intento autoapologetico indebolisca a tratti la spontaneità e la vivezza della narrazione, le Memorie inutili rappresentano un documento di straordinario interesse per la conoscenza dell’autore e del di lui pensiero, oltre che della vicenda storica e culturale della Serenissima, colta al vivo nella fase critica del suo occaso. Rimasta ingiustamente priva di una fortuna editoriale adeguata ai suoi meriti anche letterari - che consentono di collocarla accanto alle autogbiografie di Goldoni, Da Ponte e Casanova - l’opera gozziana è nota al pubblico contemporaneo solo nelle edizioni Prezzolini e Bulferetti, parziale quest'ultima, entrambe filologicamente approssimative e ben lontane dalla volontà espressa dall’autore nella princeps veneziana del 1797. Alla lettera di tale stampa, riprodotta secondo criteri rigorosamente conservativi, riconduce la presente edizione critica che, per la prima volta, offre inoltre in apparato la redazione anteriore dell’opera, testimoniata nell’unico autografo finora conosciuto. L’esperienza diretta dell’officina gozziana, resa possibile per tale via, sottopone al lettore un testo in larghissima misura diverso e indipendente da quello attestato dalla princeps - a sua volta ben poco conosciuta - sia sotto il profilo formale, sia sotto il profilo sostanziale, a causa del numero davvero ingente di soppressioni, interpolazioni e varianti macroscopiche, volute dall'autore a causa del lungo periodo di tempo intercorso tra la prima stesura e la revisione attuata in vista della stampa, della scomparsa di tutti o quasi i protagonisti della narrazione e specialmente di colui che del conte Gozzi fu avversario in amore e dell’autobiografia involontario ispiratore, Pietro Antonio Gratarol.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.