La tesi è dedicata alla ricostruzione dell’apporto storico, critico e teorico del primitivismo nelle arti visive statunitensi del XX secolo. Il titolo allude alle sovrapposizioni tematiche, metodologiche e disciplinari che rendono possibile l’analisi del fenomeno. Il primo capitolo è dedicato alla definizione del concetto di primitivismo in rapporto alla scena intellettuale e artistica statunitense del Novecento. Questa prima fase dello studio mira a valorizzare l’apporto di antropologi (Franz Boas), storici dell’arte (Robert Goldwater) psicologi (Gregory Bateson), e curatori (William Rubin) alla costruzione dei concetti di “arte primitiva” e “primitivismo”. Un’attenzione particolare è riservata all’analisi del legame tra primitivismo e modernismo formulato in seno alle istituzioni museali newyorchesi. A questo proposito, si rivelano cruciali le iniziative culturali del Museum of Modern Art e del Museum of Primitive Art, fondato nel 1957 a New York da Nelson A. Rockefeller. La direzione di quest’ultimo fu affidata a Robert Goldwater (1907-1973), autore nel 1938 di Primitivism in Modern Art, testo fondamentale per descrivere il contributo del primitivismo alla costruzione del mito modernista. Da Robert Goldwater e il “suo” museo di arte primitiva si arriverà a William Rubin e alla nota, quanto discussa, mostra del MoMA “‘Primitivism’ and the Art of 20th Century: Affinities of the Tribal and the Modern del 1984. Il secondo capitolo indaga la novità raggiunta dal concetto di primitivismo giunto nelle mani dell’arte e della critica post-modernista. Il punto di partenza di questa riflessione è fornito dal pionieristico testo della critica d’arte Lucy Lippard Overlay: Contemporary Art and the Art of Prehistory (1983). Lo studio dettagliato delle fonti e delle esperienze artistiche scelte da Lippard mira a illustrare gli snodi critici del legame tra critica e antropologia, estetica e sociologia, nella definizione del primitivismo nell’arte contemporanea americana. La sezione conclusiva del secondo capitolo analizza il ritorno del concetto di primitivismo nel testo che Lippard dedica nel 1990 all’arte che riflette la società multiculturale degli Stati Uniti, Mixed Blessings: New Art in a Multicultural America (1990). Il terzo capitolo mostra l’efficacia operativa del concetto di primitivismo formulato da Lucy Lippard attraverso alcuni studi di caso specifici. Sulla scia di uno dei capitoli più innovativi di Overlay dedicato all’accostamento tra performance femminista e rituale “primitivo”, uno studio di caso sarà dedicato all’artista cubana naturalizzata americana Ana Mendieta e alla serie delle siluetas, che recuperano un vocabolario formale ancestrale per riflettere sull’identità culturale e di genere. Il secondo studio di caso sarà dedicato all’esplorazione primitivista di Robert Smithson, incentrata sul tema della caverna nel suo testo A Cinematic Atopia. Esiste veramente un’“affinità” tra il primitivo e il moderno? L’ultimo capitolo della tesi riflette sul principale presupposto epistemologico degli esperimenti comparativisti analizzati nel corso della tesi. Il riferimento va all’idea evidentemente condivisa da curatori come William Rubin o dalla stessa Lucy Lippard, quella secondo la quale opere provenienti da contesti culturali o epoche differenti possano essere accostate a partire dalla loro somiglianza formale. Tale sguardo morfologico, che si rivela produttore di conoscenze inedite è stato analizzato criticamente da Yve-Alain Bois che sulle pagine di “October” (2015) ha denunciato i rischi dello pseudomorfismo. Ed è proprio tale concetto che si rivela cruciale per la comprensione delle molteplici declinazioni del primitivismo e attraverso il quale vengono rivisti molti dei casi presi in considerazione nel corso della tesi.
Overlays. Stratificazioni del primitivismo statunitense
2022-07-11
Abstract
La tesi è dedicata alla ricostruzione dell’apporto storico, critico e teorico del primitivismo nelle arti visive statunitensi del XX secolo. Il titolo allude alle sovrapposizioni tematiche, metodologiche e disciplinari che rendono possibile l’analisi del fenomeno. Il primo capitolo è dedicato alla definizione del concetto di primitivismo in rapporto alla scena intellettuale e artistica statunitense del Novecento. Questa prima fase dello studio mira a valorizzare l’apporto di antropologi (Franz Boas), storici dell’arte (Robert Goldwater) psicologi (Gregory Bateson), e curatori (William Rubin) alla costruzione dei concetti di “arte primitiva” e “primitivismo”. Un’attenzione particolare è riservata all’analisi del legame tra primitivismo e modernismo formulato in seno alle istituzioni museali newyorchesi. A questo proposito, si rivelano cruciali le iniziative culturali del Museum of Modern Art e del Museum of Primitive Art, fondato nel 1957 a New York da Nelson A. Rockefeller. La direzione di quest’ultimo fu affidata a Robert Goldwater (1907-1973), autore nel 1938 di Primitivism in Modern Art, testo fondamentale per descrivere il contributo del primitivismo alla costruzione del mito modernista. Da Robert Goldwater e il “suo” museo di arte primitiva si arriverà a William Rubin e alla nota, quanto discussa, mostra del MoMA “‘Primitivism’ and the Art of 20th Century: Affinities of the Tribal and the Modern del 1984. Il secondo capitolo indaga la novità raggiunta dal concetto di primitivismo giunto nelle mani dell’arte e della critica post-modernista. Il punto di partenza di questa riflessione è fornito dal pionieristico testo della critica d’arte Lucy Lippard Overlay: Contemporary Art and the Art of Prehistory (1983). Lo studio dettagliato delle fonti e delle esperienze artistiche scelte da Lippard mira a illustrare gli snodi critici del legame tra critica e antropologia, estetica e sociologia, nella definizione del primitivismo nell’arte contemporanea americana. La sezione conclusiva del secondo capitolo analizza il ritorno del concetto di primitivismo nel testo che Lippard dedica nel 1990 all’arte che riflette la società multiculturale degli Stati Uniti, Mixed Blessings: New Art in a Multicultural America (1990). Il terzo capitolo mostra l’efficacia operativa del concetto di primitivismo formulato da Lucy Lippard attraverso alcuni studi di caso specifici. Sulla scia di uno dei capitoli più innovativi di Overlay dedicato all’accostamento tra performance femminista e rituale “primitivo”, uno studio di caso sarà dedicato all’artista cubana naturalizzata americana Ana Mendieta e alla serie delle siluetas, che recuperano un vocabolario formale ancestrale per riflettere sull’identità culturale e di genere. Il secondo studio di caso sarà dedicato all’esplorazione primitivista di Robert Smithson, incentrata sul tema della caverna nel suo testo A Cinematic Atopia. Esiste veramente un’“affinità” tra il primitivo e il moderno? L’ultimo capitolo della tesi riflette sul principale presupposto epistemologico degli esperimenti comparativisti analizzati nel corso della tesi. Il riferimento va all’idea evidentemente condivisa da curatori come William Rubin o dalla stessa Lucy Lippard, quella secondo la quale opere provenienti da contesti culturali o epoche differenti possano essere accostate a partire dalla loro somiglianza formale. Tale sguardo morfologico, che si rivela produttore di conoscenze inedite è stato analizzato criticamente da Yve-Alain Bois che sulle pagine di “October” (2015) ha denunciato i rischi dello pseudomorfismo. Ed è proprio tale concetto che si rivela cruciale per la comprensione delle molteplici declinazioni del primitivismo e attraverso il quale vengono rivisti molti dei casi presi in considerazione nel corso della tesi.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Overlays. Stratificazioni del primitivismo statunitense
Tipologia:
Tesi di dottorato
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