Nella stagione a cavallo tra il XIX e il XX secolo, dell’imperialismo europeo, delle grandi migrazioni transoceaniche, della dollar diplomacy e del processo di riorganizzazione delle diocesi americane, diversi sacerdoti e missionari italiani approdarono in Messico. Anche se il loro numero non è certo comparabile con quello dei religiosi italiani che si trasferirono in altri paesi latinoamericani, come Argentina, Uruguay e Brasile, questi religiosi rappresentarono un gruppo articolato e dinamico che comprese al suo interno preti sociali, missionari e delegati apostolici. Incrociando fonti provenienti dall’Archivio Segreto Vaticano e dall’Archivio romano del Pontificio delle Missioni Estere (Pime) con i resoconti della stampa missionaria, questo saggio cerca di descrivere l’impatto (culturale, sociale e religioso) che l’incontro con il Messico ebbe su questi particolari migranti italiani. Dopo la ricostruzione dello sfondo, rielaborando materiali di una ricerca ancora in corso, il lavoro darà spazio all’esperienza più significativa: quella dei missionari italiani nella Baja California, una regione di frontiera all’epoca scarsamente popolata, da minatori mestizos, immigrati e indios seminomadi. In una fase di profonda germinazione in Messico di nuovi ordini missionari (urbani e nelle periferie indigene, nazionali e internazionali, maschili e femminili), la congregazione di Propaganda Fide decise di assegnare il Vicariato apostolico della Baja California al Seminario romano dei Ss. Aa. Pietro e Paolo (che nel 1926 si sarebbe fuso con il Seminario Lombardo, dando vita al Pime). La missione della Baja California fu fondata nel 1895 e avrebbe attraversato tutta la fase finale del porfiriato e la turbolenta stagione rivoluzionaria (segnata in Baja California dall’effimera revolución magonista). Alla fine la missione sarebbe stata chiusa e per lasciar successivamente spazio alla fondazione di una nuova diocesi (fortemente caldeggiata da una parte dell’episcopato messicano). Ricostruire questo esperimento di missionarietà americana, con suoi impulsi e le sue fragilità, in un territorio così aspro e complesso, ci permette quindi di rileggere una serie di questioni ancora aperte, a cominciare dalla faticosa e irrisolta ricerca di una necessaria dimensione di interculturalità.
"Fare l'indiano": sacerdotes y misioneros italianos en México, 2011-12.
"Fare l'indiano": sacerdotes y misioneros italianos en México
De Giuseppe, Massimo
2011-12-01
Abstract
Nella stagione a cavallo tra il XIX e il XX secolo, dell’imperialismo europeo, delle grandi migrazioni transoceaniche, della dollar diplomacy e del processo di riorganizzazione delle diocesi americane, diversi sacerdoti e missionari italiani approdarono in Messico. Anche se il loro numero non è certo comparabile con quello dei religiosi italiani che si trasferirono in altri paesi latinoamericani, come Argentina, Uruguay e Brasile, questi religiosi rappresentarono un gruppo articolato e dinamico che comprese al suo interno preti sociali, missionari e delegati apostolici. Incrociando fonti provenienti dall’Archivio Segreto Vaticano e dall’Archivio romano del Pontificio delle Missioni Estere (Pime) con i resoconti della stampa missionaria, questo saggio cerca di descrivere l’impatto (culturale, sociale e religioso) che l’incontro con il Messico ebbe su questi particolari migranti italiani. Dopo la ricostruzione dello sfondo, rielaborando materiali di una ricerca ancora in corso, il lavoro darà spazio all’esperienza più significativa: quella dei missionari italiani nella Baja California, una regione di frontiera all’epoca scarsamente popolata, da minatori mestizos, immigrati e indios seminomadi. In una fase di profonda germinazione in Messico di nuovi ordini missionari (urbani e nelle periferie indigene, nazionali e internazionali, maschili e femminili), la congregazione di Propaganda Fide decise di assegnare il Vicariato apostolico della Baja California al Seminario romano dei Ss. Aa. Pietro e Paolo (che nel 1926 si sarebbe fuso con il Seminario Lombardo, dando vita al Pime). La missione della Baja California fu fondata nel 1895 e avrebbe attraversato tutta la fase finale del porfiriato e la turbolenta stagione rivoluzionaria (segnata in Baja California dall’effimera revolución magonista). Alla fine la missione sarebbe stata chiusa e per lasciar successivamente spazio alla fondazione di una nuova diocesi (fortemente caldeggiata da una parte dell’episcopato messicano). Ricostruire questo esperimento di missionarietà americana, con suoi impulsi e le sue fragilità, in un territorio così aspro e complesso, ci permette quindi di rileggere una serie di questioni ancora aperte, a cominciare dalla faticosa e irrisolta ricerca di una necessaria dimensione di interculturalità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.