Quando si considerano pregi e difetti di un’economia di mercato si tende a fare riferimento a modelli di analisi che hanno in comune una visione statica dell’impresa e dei suoi comportamenti. È una prospettiva contraddittoria con la ragion d’essere che tutti, nel bene e nel male, riconoscono all’economia di mercato: il suo essere in continua trasformazione, il suo essere dinamica, con una perenne distruzione del vecchio sostituito dal nuovo, dall’innovazione. È evidente che se questo è il carattere di un’economia di mercato la crisi d’impresa, non solo nei periodi di crisi generalizzata come l’attuale, non è un’eccezione, ma la regola per una parte del sistema, quella «vecchia» travolta dal nuovo. Diventa allora naturale chiedersi come avviene in concreto questa dinamica di trasformazione, anche per tentare di aiutare chi ne è vittima. Se non si interviene è infatti inevitabile attendersi che almeno parte delle imprese in difficoltà possa ricorrere, direttamente o indirettamente, a pratiche illegali per ridurre i costi e rimanere nel mercato. Per delineare questa prospettiva si può fare riferimento all’ormai consolidata letteratura sulla responsabilità sociale d’impresa, che evidenzia, per correggerle, tutte le possibili esternalità che i comportamenti delle imprese generano sui diversi portatori di interesse. Un approccio che ha trovato una forte spinta dalla centralità assunta dai temi della sostenibilità. Emerge così un pericoloso dualismo tra una componente virtuosa del sistema delle imprese, costituita da quelle più attente agli effetti che i loro comportamenti hanno sui soggetti con i quali interagiscono, e una componente ai limiti e, talvolta, oltre i limiti della legalità, costituita non solo dalle imprese che non riescono a tenere il passo, ma anche da quelle che si fanno carico in modo fraudolento delle tensioni sui costi di chi cerca di rimanere tra i virtuosi.
Osservatorio sulla legalità nel terziario. I Rapporto, 2021.
Osservatorio sulla legalità nel terziario. I Rapporto
Luca Pellegrini;
2021-01-01
Abstract
Quando si considerano pregi e difetti di un’economia di mercato si tende a fare riferimento a modelli di analisi che hanno in comune una visione statica dell’impresa e dei suoi comportamenti. È una prospettiva contraddittoria con la ragion d’essere che tutti, nel bene e nel male, riconoscono all’economia di mercato: il suo essere in continua trasformazione, il suo essere dinamica, con una perenne distruzione del vecchio sostituito dal nuovo, dall’innovazione. È evidente che se questo è il carattere di un’economia di mercato la crisi d’impresa, non solo nei periodi di crisi generalizzata come l’attuale, non è un’eccezione, ma la regola per una parte del sistema, quella «vecchia» travolta dal nuovo. Diventa allora naturale chiedersi come avviene in concreto questa dinamica di trasformazione, anche per tentare di aiutare chi ne è vittima. Se non si interviene è infatti inevitabile attendersi che almeno parte delle imprese in difficoltà possa ricorrere, direttamente o indirettamente, a pratiche illegali per ridurre i costi e rimanere nel mercato. Per delineare questa prospettiva si può fare riferimento all’ormai consolidata letteratura sulla responsabilità sociale d’impresa, che evidenzia, per correggerle, tutte le possibili esternalità che i comportamenti delle imprese generano sui diversi portatori di interesse. Un approccio che ha trovato una forte spinta dalla centralità assunta dai temi della sostenibilità. Emerge così un pericoloso dualismo tra una componente virtuosa del sistema delle imprese, costituita da quelle più attente agli effetti che i loro comportamenti hanno sui soggetti con i quali interagiscono, e una componente ai limiti e, talvolta, oltre i limiti della legalità, costituita non solo dalle imprese che non riescono a tenere il passo, ma anche da quelle che si fanno carico in modo fraudolento delle tensioni sui costi di chi cerca di rimanere tra i virtuosi.File | Dimensione | Formato | |
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