Il passaggio dalla Tv analogica a quella del digitale terrestre rappresenta una svolta epocale, cui a breve segue la nascita della tv satellitare che, con un utenza minore (per ragioni di costi di installazione e dei servizi a pagamento), pari al 41, 2%, fornisce una serie di tipologie di offerta non saturate dalla televisione generalista. Ad accumunare le due “declinazioni” di tv, ossia la digitale e la satellitare, vi è la necessità di fare i conti con le nuove modalità relazionali con cui le persone, e soprattutto i giovani, si confrontano con l’universo delle produzioni televisive e multimediali. Non solo il vecchio medium è vivo e vegeto, ma ha trovato proprio nel web il suo alleato più fedele. La televisione sembra adattarsi perfettamente alle nuove abitudini dei soggetti, aumentando il coinvolgimento degli spettatori grazie alle applicazioni di secondo schermo. In Italia la tv mantiene ampiamente il primato rispetto agli altri media, registrando un consumo medio giornaliero di 245 minuti.La comunicazione sociale nel nostro Paese ha a disposizione scarse risorse economiche, ragione per cui soffre sovente l’assenza di personale qualificato dedicato, il che comporta che il momento creativo è spesso gestito in modo amatoriale. Nello specifico, come ricordavamo sopra, ed è questo l’aspetto che ci interessa particolarmente nella presente riflessione, non solo il momento creativo è condizionato dallo scarso o nullo budget ma anche dalla convinzione, particolarmente diffusa e condivisa in Italia, che sia meglio optare per vecchie strade battute e “consolidate”, piuttosto che scegliere nuovi e più rischiosi sentieri: ovvero, fuor di metafora, come nella pubblicità commerciale imperano la comicità (erede della commedia dell’arte e di Carosello) e la drammatizzazione del benefit, così nella pubblicità sociale dominano i toni pacati, conservativi, spesso tra il moralistico, il paternalistico e il doveristico, e, nei messaggi di raccolta fondi, prevalgono messaggi commoventi, drammatici, pietistici. Nel considerare gli spot veicolati dal circuito Mediafriends, tra il 1992 e il 2017, in totale 800 , emessi da 356 enti del Terzo Settore, si è fatto uso di una metodologia di indagine quali-quantitativa. In particolare, gli spot sono stati sottoposti a un’analisi di contenuto come “inchiesta” che si è tradotta in una scheda di indagine contenente una successione ordinata di domande attraverso cui sono stati “interrogati” i messaggi pubblicitari. La pubblicità è “referenziale” cioè non può, in una parola, essere “astorica”: ciò vale tanto per la pubblicità commerciale, che altrimenti rischia di fallire, poiché lontana nelle sue narrazioni dal sentire e dai valori maggiormente condivisi, quanto, e ancora di più, per la pubblicità sociale che è per sua natura animata da valori e finalizzata a promuovere valori. vengono dunque fornite alcune imprescindibili coordinate per contestualizzare e quindi dare un senso al mutare della comunicazione pubblicitaria nel corso del tempo in ragione dei mutamenti sociali, culturali, economici e tecnologici che hanno interessato la società e con essa l’individuo. Ecco dunque che gli anni Novanta, Il 2000, e il periodo che va dal 2007 al 2017, si caratterizzano per l'uso di linguaggi diversi sintonizzati con lo rispettivo Zeitgeist.

La presenza televisiva degli enti del terzo settore, 2019.

La presenza televisiva degli enti del terzo settore

Polesana, Maria Angela
2019-01-01

Abstract

Il passaggio dalla Tv analogica a quella del digitale terrestre rappresenta una svolta epocale, cui a breve segue la nascita della tv satellitare che, con un utenza minore (per ragioni di costi di installazione e dei servizi a pagamento), pari al 41, 2%, fornisce una serie di tipologie di offerta non saturate dalla televisione generalista. Ad accumunare le due “declinazioni” di tv, ossia la digitale e la satellitare, vi è la necessità di fare i conti con le nuove modalità relazionali con cui le persone, e soprattutto i giovani, si confrontano con l’universo delle produzioni televisive e multimediali. Non solo il vecchio medium è vivo e vegeto, ma ha trovato proprio nel web il suo alleato più fedele. La televisione sembra adattarsi perfettamente alle nuove abitudini dei soggetti, aumentando il coinvolgimento degli spettatori grazie alle applicazioni di secondo schermo. In Italia la tv mantiene ampiamente il primato rispetto agli altri media, registrando un consumo medio giornaliero di 245 minuti.La comunicazione sociale nel nostro Paese ha a disposizione scarse risorse economiche, ragione per cui soffre sovente l’assenza di personale qualificato dedicato, il che comporta che il momento creativo è spesso gestito in modo amatoriale. Nello specifico, come ricordavamo sopra, ed è questo l’aspetto che ci interessa particolarmente nella presente riflessione, non solo il momento creativo è condizionato dallo scarso o nullo budget ma anche dalla convinzione, particolarmente diffusa e condivisa in Italia, che sia meglio optare per vecchie strade battute e “consolidate”, piuttosto che scegliere nuovi e più rischiosi sentieri: ovvero, fuor di metafora, come nella pubblicità commerciale imperano la comicità (erede della commedia dell’arte e di Carosello) e la drammatizzazione del benefit, così nella pubblicità sociale dominano i toni pacati, conservativi, spesso tra il moralistico, il paternalistico e il doveristico, e, nei messaggi di raccolta fondi, prevalgono messaggi commoventi, drammatici, pietistici. Nel considerare gli spot veicolati dal circuito Mediafriends, tra il 1992 e il 2017, in totale 800 , emessi da 356 enti del Terzo Settore, si è fatto uso di una metodologia di indagine quali-quantitativa. In particolare, gli spot sono stati sottoposti a un’analisi di contenuto come “inchiesta” che si è tradotta in una scheda di indagine contenente una successione ordinata di domande attraverso cui sono stati “interrogati” i messaggi pubblicitari. La pubblicità è “referenziale” cioè non può, in una parola, essere “astorica”: ciò vale tanto per la pubblicità commerciale, che altrimenti rischia di fallire, poiché lontana nelle sue narrazioni dal sentire e dai valori maggiormente condivisi, quanto, e ancora di più, per la pubblicità sociale che è per sua natura animata da valori e finalizzata a promuovere valori. vengono dunque fornite alcune imprescindibili coordinate per contestualizzare e quindi dare un senso al mutare della comunicazione pubblicitaria nel corso del tempo in ragione dei mutamenti sociali, culturali, economici e tecnologici che hanno interessato la società e con essa l’individuo. Ecco dunque che gli anni Novanta, Il 2000, e il periodo che va dal 2007 al 2017, si caratterizzano per l'uso di linguaggi diversi sintonizzati con lo rispettivo Zeitgeist.
Italiano
2019
Di Fraia, Guido; Polesana, Maria Angela; Risi, Elisabetta
Spot & Post del terzo settore: quando la comunicazione sociale diventa anche social
19
56
38
9788820390259
Italy
Milano
Hoepli
nessuno
nazionale
A stampa
Settore SPS/08 - Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi
1
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10808/30365
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