A Debray, che nel 1991 pubblica Cours de Médiologie Génerale, si deve l’invenzione del termine mediologia. Anche se è nel 1979, nel volume Le Pouvoir Intellectuel en France, che appare, per la prima volta, il neologismo médiologie. Secondo lo studioso la mediologia deve porre in luce, nel lungo periodo, a partire dalla nascita della scrittura, la funzione del medium: “il segreto dinamico delle idee nella storia è da ricercare nei loro supporti e meccanismi di trasmissione” (Debray, 1999). L’evoluzione delle tecniche di trasmissione dà luogo, secondo Debray, a tre “mediasfere”, ossia logosfera, grafosfera e videosfera, ciascuna definita dal dominio di una particolare tecnologia per la codifica simbolica e da un particolare apparato istituzionale per la trasmissione simbolica. A ciascuna mediasfera corrisponde un principale e specifico apparato di trasmissione: la Chiesa alla logosfera, la scuola alla grafosfera e la televisione alla videosfera. A ogni mediasfera, a ogni evoluzione della tecnica corriponde una tipologie di potere pubblico. Si tratta, nell’ordine, del sovrano fabulatore (logosfera); dello Stato educatore (grafosfera); e infine, (videosfera) dello Stato seduttore. Il potere in Debray abbia sempre una connotazione mediologica che si esprime in una interrelazione continua e necessaria tra politica e cultura nella quale il medium e le sue caratteristiche giocano un ruolo fondamentale, da un punto di vista tanto istituzionale quanto sociale e relazionale. Dagli anni Novanta, con l’esplosione delle tecnologie digitali., e la conseguente moltiplicazione dei devices, con cui gli individui interagiscono nella loro quotidianità, è cresciuto a ritmi vertiginosi il numero di immagini in circolazione, molte delle quali autoprodotte da individui sempre più performativi.. Alla forma pubblicitaria non si sottrae nessuno, al punto che anche gli stessi uomini politici trasformano le loro vite in “prodotti visivi” da vendere sul mercato dell’attenzione di un elettorato “distratto” da una moltitudine di attori. La vittoria di Macron, ne Il potere nuovo è “il trionfo dell’economista” che, nota Debray, è “la vendetta postuma di Nadar su Flaubert”, ovvero la vittoria dell’immagine sulla scrittura. La matrice culturale che, secondo Debray, viene da oltreoceano a costituire lo spirito nuovo, di quest’epoca del digitale, è protestante. Un neoprotestantesimo che elimina dal simbolo l’oltre, l’altrove.

Postfazione: Debray e la mediologia, 2018.

Postfazione: Debray e la mediologia

Polesana, Maria Angela
2018-01-01

Abstract

A Debray, che nel 1991 pubblica Cours de Médiologie Génerale, si deve l’invenzione del termine mediologia. Anche se è nel 1979, nel volume Le Pouvoir Intellectuel en France, che appare, per la prima volta, il neologismo médiologie. Secondo lo studioso la mediologia deve porre in luce, nel lungo periodo, a partire dalla nascita della scrittura, la funzione del medium: “il segreto dinamico delle idee nella storia è da ricercare nei loro supporti e meccanismi di trasmissione” (Debray, 1999). L’evoluzione delle tecniche di trasmissione dà luogo, secondo Debray, a tre “mediasfere”, ossia logosfera, grafosfera e videosfera, ciascuna definita dal dominio di una particolare tecnologia per la codifica simbolica e da un particolare apparato istituzionale per la trasmissione simbolica. A ciascuna mediasfera corrisponde un principale e specifico apparato di trasmissione: la Chiesa alla logosfera, la scuola alla grafosfera e la televisione alla videosfera. A ogni mediasfera, a ogni evoluzione della tecnica corriponde una tipologie di potere pubblico. Si tratta, nell’ordine, del sovrano fabulatore (logosfera); dello Stato educatore (grafosfera); e infine, (videosfera) dello Stato seduttore. Il potere in Debray abbia sempre una connotazione mediologica che si esprime in una interrelazione continua e necessaria tra politica e cultura nella quale il medium e le sue caratteristiche giocano un ruolo fondamentale, da un punto di vista tanto istituzionale quanto sociale e relazionale. Dagli anni Novanta, con l’esplosione delle tecnologie digitali., e la conseguente moltiplicazione dei devices, con cui gli individui interagiscono nella loro quotidianità, è cresciuto a ritmi vertiginosi il numero di immagini in circolazione, molte delle quali autoprodotte da individui sempre più performativi.. Alla forma pubblicitaria non si sottrae nessuno, al punto che anche gli stessi uomini politici trasformano le loro vite in “prodotti visivi” da vendere sul mercato dell’attenzione di un elettorato “distratto” da una moltitudine di attori. La vittoria di Macron, ne Il potere nuovo è “il trionfo dell’economista” che, nota Debray, è “la vendetta postuma di Nadar su Flaubert”, ovvero la vittoria dell’immagine sulla scrittura. La matrice culturale che, secondo Debray, viene da oltreoceano a costituire lo spirito nuovo, di quest’epoca del digitale, è protestante. Un neoprotestantesimo che elimina dal simbolo l’oltre, l’altrove.
Italiano
2018
Il nuovo potere: Macron, il neo-protestantesimo e la mediologia
67
89
23
9788891768018
Italy
Milano
FrancoAngeli
internazionale
A stampa
Settore SPS/08 - Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi
1
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