L’articolo esamina l’opera narrativa di Iain Sinclair, la cui immagine dell’Inghilterra contemporanea si presenta come un mondo di contrari che non trovano mai una risoluzione. Tale dialettica monca fornisce il progetto complessivo e la forma delle singole opere di Sinclair, come anche i titoli di molti loro capitoli. Di una combinazione di registri opposti consta anche il suo stile, dove coesistono termini colti e gergo, cultura alta e di consumo. Il “magico-Marxism”, combinazione fra politica radicale ed esoterismo tipica della cultura underground degli anni Sessanta, riporta Marx alle radici romantiche, William Blake in particolare. Sinclair ha un atteggiamento verso l’occulto che oscilla fra interesse culturale e fede. Questa ambiguità si riflette anche nella sua idea di psicogeografia, il cui scopo è quello di raccogliere le voci dei luoghi, operazione da intendersi – probabilmente – non in senso metaforico ma letterale. Gli stessi principi dominano la psicologia dei personaggi di Sinclair, caratterizzata da una tensione di opposti senza risoluzione che crea permanente instabilità. Le opere di Sinclair sono piene di doppi in varia forma, e di mescolanza fra personaggi fittizi e reali. Il culto del proprio disagio assume in Sinclair la forma dell’idealizzazione della schizofrenia, ammodernamento della schilleriana alienazione dell’artista moderno. Oltre a Blake, Sinclair riprende, ribaltandole, le idee wordsworthiane del sublime e del camminare. La lettura di Wordsworth e di altri scrittori è rivolta alla vita piuttosto che alle opere letterarie in senso stretto, un atteggiamento in sé romantico. Attraverso l’aristocratico classicista Landor Sinclair esamina il suo rapporto conflittuale con il Galles, mentre nel contadino autodidatta Clare vede, non senza forzature, una prefigurazione del proprio ruolo di londinese “alienato”. Con la dialettica monca che domina in Sinclair, il suo romanticismo non può che essere anche un contro-romanticismo. Tale opposizione è per lo più un artificio retorico che permette di affermare qualcosa di problematico distanziandosene o negandolo. Il progetto di fondo della psicogeografia sinclariana, opporsi al cinico disincanto contemporaneo liberando le presunte forze occulte dei luoghi per re-incantarli, è un progetto di sapore squisitamente romantico – salvo che in Sinclair il visionario coesiste sempre con lo scettico, e il re-incantamento è sempre desiderato più che raggiunto.

Il contro-romanticismo di Iain Sinclair, 2008.

Il contro-romanticismo di Iain Sinclair

Zuccato, Edoardo
2008-01-01

Abstract

L’articolo esamina l’opera narrativa di Iain Sinclair, la cui immagine dell’Inghilterra contemporanea si presenta come un mondo di contrari che non trovano mai una risoluzione. Tale dialettica monca fornisce il progetto complessivo e la forma delle singole opere di Sinclair, come anche i titoli di molti loro capitoli. Di una combinazione di registri opposti consta anche il suo stile, dove coesistono termini colti e gergo, cultura alta e di consumo. Il “magico-Marxism”, combinazione fra politica radicale ed esoterismo tipica della cultura underground degli anni Sessanta, riporta Marx alle radici romantiche, William Blake in particolare. Sinclair ha un atteggiamento verso l’occulto che oscilla fra interesse culturale e fede. Questa ambiguità si riflette anche nella sua idea di psicogeografia, il cui scopo è quello di raccogliere le voci dei luoghi, operazione da intendersi – probabilmente – non in senso metaforico ma letterale. Gli stessi principi dominano la psicologia dei personaggi di Sinclair, caratterizzata da una tensione di opposti senza risoluzione che crea permanente instabilità. Le opere di Sinclair sono piene di doppi in varia forma, e di mescolanza fra personaggi fittizi e reali. Il culto del proprio disagio assume in Sinclair la forma dell’idealizzazione della schizofrenia, ammodernamento della schilleriana alienazione dell’artista moderno. Oltre a Blake, Sinclair riprende, ribaltandole, le idee wordsworthiane del sublime e del camminare. La lettura di Wordsworth e di altri scrittori è rivolta alla vita piuttosto che alle opere letterarie in senso stretto, un atteggiamento in sé romantico. Attraverso l’aristocratico classicista Landor Sinclair esamina il suo rapporto conflittuale con il Galles, mentre nel contadino autodidatta Clare vede, non senza forzature, una prefigurazione del proprio ruolo di londinese “alienato”. Con la dialettica monca che domina in Sinclair, il suo romanticismo non può che essere anche un contro-romanticismo. Tale opposizione è per lo più un artificio retorico che permette di affermare qualcosa di problematico distanziandosene o negandolo. Il progetto di fondo della psicogeografia sinclariana, opporsi al cinico disincanto contemporaneo liberando le presunte forze occulte dei luoghi per re-incantarli, è un progetto di sapore squisitamente romantico – salvo che in Sinclair il visionario coesiste sempre con lo scettico, e il re-incantamento è sempre desiderato più che raggiunto.
Italiano
2008
1
29
47
19
Switzerland
internazionale
esperti non anonimi
A stampa
Settore L-LIN/10 - Letteratura Inglese
1
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