Nel breve racconto in forma di diario ho deciso di far incontrare il protagonista, un personaggio di fantasia, con Jean-Baptiste Seroux d’Agincourt (1730-1814). La menzione degli oggetti nella casa di Seroux d’Agincourt è tratta dalla Descrizione de Beni Ereditari della bo: Mem. Sig. Cavaliere Gio: Batta, Luigi, Giorgio Seroux d’Agincourt [Roma, Archivio di Stato, Trenta notai capitolini, Ufficio 9, vol. 950, ff. 369r-374v, 389r-391r] del 1814. Le parole che descrivono lo stato d’animo del protagonista a Roma, che si sente inondato di luce come se una dracma si fosse poggiata sulla sua retina, sono liberamente ispirate a una poesia di Iosif Brodskij. Le notizie sui monumenti, sulle opere d’arte e sui manoscritti miniati derivano da J.-B. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art par les monumens depuis sa décadence au IVe siècle jusqu’à son renouvellement au XVIe, I-VI, Paris 1823. Gli atti blasfemi imputati al libraio Giuseppe Nave sono descritti nelle carte del processo al Nave [Roma, Archivio di Stato, Giunta di Stato (1799-1800), b. 2, fasc. 31]. Le parole pronunciate prima dei saluti finali dal protagonista, parole che Seroux d’Agincourt associa alla figura del prefetto della biblioteca di San Marco a Venezia, sono scritte proprio da quest’ultimo e possono leggersi nel codice della Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 9054, ff. 219r-220v, in part. f. 220r (Lettera di Jacopo Morelli a Gaetano Marini, da Venezia 30 settembre 1811; Marini sta a Parigi e riceve questa lettera tramite Aubin-Louis Millin). Tutti i personaggi, tranne il viaggiatore che scrive, sono realmente esistiti.
Roma, aprile 1804, 2017-04.
Roma, aprile 1804
MORETTI, SIMONA
2017-04-01
Abstract
Nel breve racconto in forma di diario ho deciso di far incontrare il protagonista, un personaggio di fantasia, con Jean-Baptiste Seroux d’Agincourt (1730-1814). La menzione degli oggetti nella casa di Seroux d’Agincourt è tratta dalla Descrizione de Beni Ereditari della bo: Mem. Sig. Cavaliere Gio: Batta, Luigi, Giorgio Seroux d’Agincourt [Roma, Archivio di Stato, Trenta notai capitolini, Ufficio 9, vol. 950, ff. 369r-374v, 389r-391r] del 1814. Le parole che descrivono lo stato d’animo del protagonista a Roma, che si sente inondato di luce come se una dracma si fosse poggiata sulla sua retina, sono liberamente ispirate a una poesia di Iosif Brodskij. Le notizie sui monumenti, sulle opere d’arte e sui manoscritti miniati derivano da J.-B. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art par les monumens depuis sa décadence au IVe siècle jusqu’à son renouvellement au XVIe, I-VI, Paris 1823. Gli atti blasfemi imputati al libraio Giuseppe Nave sono descritti nelle carte del processo al Nave [Roma, Archivio di Stato, Giunta di Stato (1799-1800), b. 2, fasc. 31]. Le parole pronunciate prima dei saluti finali dal protagonista, parole che Seroux d’Agincourt associa alla figura del prefetto della biblioteca di San Marco a Venezia, sono scritte proprio da quest’ultimo e possono leggersi nel codice della Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 9054, ff. 219r-220v, in part. f. 220r (Lettera di Jacopo Morelli a Gaetano Marini, da Venezia 30 settembre 1811; Marini sta a Parigi e riceve questa lettera tramite Aubin-Louis Millin). Tutti i personaggi, tranne il viaggiatore che scrive, sono realmente esistiti.File | Dimensione | Formato | |
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