Obiettivi. Obiettivo di questo lavoro di ricerca è esaminare il quadro teorico che individua i vantaggi della gestione privata dei Beni Culturali. Senza voler sostenere che le difficoltà siano frutto della natura pubblica della stessa gestione, con questa indagine si intende introdurre le good practices manageriali mutuate dal mondo for profit nella gestione del Patrimonio Culturale. In particolare, si farà riferimento all’approccio della Venture Philanthropy nell’accezione proposta da Alan Grossmann, con l'intenzione di calarne le prassi nel settore del Patrimonio Culturale. Metodologia. Inizialmente sarà analizzata l’attuale prerogativa esclusiva dello Stato nel settore dei Beni Culturali, in cui agisce come unico soggetto competente della regolamentazione, della gestione e del controllo. In seguito, si esamineranno le previsioni normative che pur legittimando l’intervento privatistico ne impediscono l'effettiva attività. Infine indicheremo un approccio innovativo alla gestione dei beni culturali fondato su meccanismi di incentivazione e sostegno alla fruizione di cultura mediante sostegno alla domanda. Specificamente, l’analisi tenderà a suffragare le ipotesi teoriche alla base di un modello impostato sul sussidio alla domanda e non alla sovvenzione dell’offerta mediante l'introduzione di voucher erogati dal governo ai cittadini per l’acquisto di servizi culturali diretti da enti privati. Risultati. Le considerazioni sull'attuale situazione dimostrano l'insostenibilità del settore da parte del pubblico. L'analisi suggerisce e descrive la soluzione percorribile. Limiti della ricerca. I limiti della ricerca sono dovuti all'inesistenza di una applicazione concreta nel settore dei Beni Culturali del sistema proposto, che altrimenti avrebbe permesso una raccolta e osservazione di dati. Degli ottimi risultati sono invece riscontrati nell'ambito dell'educazione. Per superare tali limiti, sarà fondamentale strutturare una sperimentazione pilota dell'utilizzo dei vouchers. Implicazioni pratiche. L’evoluzione delle premesse teoriche qui proposte, forniscono spunti di riflessione e margini non solo per un più ampio approfondimento scientifico, ma anche per un risvolto reale. Le implicazioni pratiche di questa analisi posso infatti portare ad una sperimentazione del sistema proposto presso almeno uno dei siti culturali italiani. Originalità del lavoro. Questo approccio si pone nel solco di una visione di profondo cambiamento delle politiche culturali e potrebbe stimolare un sistema virtuoso di meritocrazia tra i luoghi d'arte, in un processo di mercato in cui il management degli asset culturali, sebbene demandato a soggetti privati, non dispensi lo Stato dal suo ruolo normativo e di controllo.

La gestione dei beni culturali: l’approccio voucher based e la partecipazione del privato, 2015-07.

La gestione dei beni culturali: l’approccio voucher based e la partecipazione del privato

MIGLIETTA, ANGELO;
2015-07-01

Abstract

Obiettivi. Obiettivo di questo lavoro di ricerca è esaminare il quadro teorico che individua i vantaggi della gestione privata dei Beni Culturali. Senza voler sostenere che le difficoltà siano frutto della natura pubblica della stessa gestione, con questa indagine si intende introdurre le good practices manageriali mutuate dal mondo for profit nella gestione del Patrimonio Culturale. In particolare, si farà riferimento all’approccio della Venture Philanthropy nell’accezione proposta da Alan Grossmann, con l'intenzione di calarne le prassi nel settore del Patrimonio Culturale. Metodologia. Inizialmente sarà analizzata l’attuale prerogativa esclusiva dello Stato nel settore dei Beni Culturali, in cui agisce come unico soggetto competente della regolamentazione, della gestione e del controllo. In seguito, si esamineranno le previsioni normative che pur legittimando l’intervento privatistico ne impediscono l'effettiva attività. Infine indicheremo un approccio innovativo alla gestione dei beni culturali fondato su meccanismi di incentivazione e sostegno alla fruizione di cultura mediante sostegno alla domanda. Specificamente, l’analisi tenderà a suffragare le ipotesi teoriche alla base di un modello impostato sul sussidio alla domanda e non alla sovvenzione dell’offerta mediante l'introduzione di voucher erogati dal governo ai cittadini per l’acquisto di servizi culturali diretti da enti privati. Risultati. Le considerazioni sull'attuale situazione dimostrano l'insostenibilità del settore da parte del pubblico. L'analisi suggerisce e descrive la soluzione percorribile. Limiti della ricerca. I limiti della ricerca sono dovuti all'inesistenza di una applicazione concreta nel settore dei Beni Culturali del sistema proposto, che altrimenti avrebbe permesso una raccolta e osservazione di dati. Degli ottimi risultati sono invece riscontrati nell'ambito dell'educazione. Per superare tali limiti, sarà fondamentale strutturare una sperimentazione pilota dell'utilizzo dei vouchers. Implicazioni pratiche. L’evoluzione delle premesse teoriche qui proposte, forniscono spunti di riflessione e margini non solo per un più ampio approfondimento scientifico, ma anche per un risvolto reale. Le implicazioni pratiche di questa analisi posso infatti portare ad una sperimentazione del sistema proposto presso almeno uno dei siti culturali italiani. Originalità del lavoro. Questo approccio si pone nel solco di una visione di profondo cambiamento delle politiche culturali e potrebbe stimolare un sistema virtuoso di meritocrazia tra i luoghi d'arte, in un processo di mercato in cui il management degli asset culturali, sebbene demandato a soggetti privati, non dispensi lo Stato dal suo ruolo normativo e di controllo.
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Convegno annuale di Sinergie: Heritage, management e impresa: quali sinergie?
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