L' immaginario iniziatico e mistico nei "Four Quartets" di T.S. Eliot

This essay offers a less traditional and more original interpretation of Eliot’s poetic imagery; it is focused on the theme of initiation and on the modes of representation of the mystical experience through the medium of poetic language. The analysis explores the fundamental poems of Eliot’s, starting from “The Love Song of J. Alfred Prufrock” (1915), through The Waste Land (1922) and Ash-Wednesday (1930), to conclude with Four Quartets (1936-42). The various steps of this creative parable shrewdly blend Life and Art, and mark the progress of a spiritual quest which avails itself (in a typically modernist fashion in general, and still more typically Eliotian one) of authors, texts, quotations, allusions, echoes deriving from orthodox and heterodox sources, from traditional Western and Eastern beliefs, from sapiential doctrines of the past, from symbolism and mythical rituals, through a climax which progressively leads to the completion “sub specie poesiae” of the “Opus Magnum”, as concluding and recapitulatory metaphor of the spiritual alchemy and of the final completion of the poetical work.

Il saggio propone un’interpretazione meno consueta e più audace (rispetto alla critica tradizionale) dell’immaginario poetico eliotiano, alla luce delle tematiche dell’iniziazione, e delle modalità di espressione dell’esperienza mistica attraverso il “medium” linguistico specifico della poesia. L’indagine attraversa i testi fondamentali del “corpus” poetico eliotiano, a partire da “The Love Song of J. Alfred Prufrock” (1915), attraverso The Waste Land (1922) ed Ash-Wednesday (1930), per concludersi con i Four Quartets (1936-42). Le tappe di questo percorso creativo intrecciano in maniera accorta Vita ed Arte, e scandiscono il progresso di una “quest” spirituale che si avvale (in maniera tipicamente modernista in generale, ed eliotiana in particolare) di autori, testi, citazioni, allusioni ed echi derivanti da fonti ortodosse ed eterodosse, da religioni tradizionali dell’Occidente e dell’Oriente, da dottrine sapienziali del passato, da immagini simboliche e rituali mitici, in un “climax” che conduce progressivamente al compimento “sub specie poesiae” dell’ “opus magnum”, metafora conclusiva e riassuntiva della alchimia spirituale e del compimento ultimo dell’opera poetica.