All’indomani della morte di Bessarione (1472), alcuni suoi beni passarono al Vaticano ed è così che in un inventario inedito, conservato tra le carte del Capitolo di San Pietro e datato 1473, si trovano descritte diverse opere provenienti dalla sua eredità: diciotto icone (per alcune delle quali, in questo contributo, si discute l’identificazione con opere superstiti), quattro croci, un altare portatile, alcuni oggetti con le armi del cardinale greco (una pisside, un dossale, due grembiuli e quattro panni), quattro tappeti. Completano l’eredità del porporato al Vaticano due bolle di estrema importanza: una firmata da papa Eugenio IV e dall’imperatore bizantino Giovanni VIII, «scripta in greco et latino cu(m) sigillis sive bullis uno de auro et alio de plummo», identificabile con la pergamena passata dalla basilica vaticana alla Biblioteca Apostolica Vaticana, e l’altra riguardante il privilegio concessogli dalla città di Venezia di divenire membro del Maggior Consiglio, anch’essa con sigillo d’oro. I due documenti segnano tappe fondamentali della storia italiana di Bessarione: il tentativo di riunire la chiesa latina e quella greca e il suo legame con Venezia, «quasi alterum Byzantium», come la definisce lui stesso. Purtroppo Bessarione non riuscirà «a gettare un ponte» sul piano religioso e politico tra l’Oriente e l’Occidente, nonostante la buona volontà, sua e di alcuni protagonisti di questa storia. Diversi furono invece i risultati sul piano culturale, soprattutto il debito contratto dalla cultura latina verso quella bizantina, quest’ultima era giunta ormai al termine della sua millenaria e brillante parabola.
Bessarione, dall'impero bizantino al papato di Roma: un documento inedito sulla sua eredità, 2014.
Bessarione, dall'impero bizantino al papato di Roma: un documento inedito sulla sua eredità
Moretti, Simona
2014-01-01
Abstract
All’indomani della morte di Bessarione (1472), alcuni suoi beni passarono al Vaticano ed è così che in un inventario inedito, conservato tra le carte del Capitolo di San Pietro e datato 1473, si trovano descritte diverse opere provenienti dalla sua eredità: diciotto icone (per alcune delle quali, in questo contributo, si discute l’identificazione con opere superstiti), quattro croci, un altare portatile, alcuni oggetti con le armi del cardinale greco (una pisside, un dossale, due grembiuli e quattro panni), quattro tappeti. Completano l’eredità del porporato al Vaticano due bolle di estrema importanza: una firmata da papa Eugenio IV e dall’imperatore bizantino Giovanni VIII, «scripta in greco et latino cu(m) sigillis sive bullis uno de auro et alio de plummo», identificabile con la pergamena passata dalla basilica vaticana alla Biblioteca Apostolica Vaticana, e l’altra riguardante il privilegio concessogli dalla città di Venezia di divenire membro del Maggior Consiglio, anch’essa con sigillo d’oro. I due documenti segnano tappe fondamentali della storia italiana di Bessarione: il tentativo di riunire la chiesa latina e quella greca e il suo legame con Venezia, «quasi alterum Byzantium», come la definisce lui stesso. Purtroppo Bessarione non riuscirà «a gettare un ponte» sul piano religioso e politico tra l’Oriente e l’Occidente, nonostante la buona volontà, sua e di alcuni protagonisti di questa storia. Diversi furono invece i risultati sul piano culturale, soprattutto il debito contratto dalla cultura latina verso quella bizantina, quest’ultima era giunta ormai al termine della sua millenaria e brillante parabola.File | Dimensione | Formato | |
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