Il saggio intende ricostruire l’approccio di Aldo Moro alla questione del «Terzo mondo». Una visione organica che si sviluppò per gradi, attraverso un’azione politica e culturale a tutto campo che non si limitò a isolare il problema all’interno di una mera dinamica di cooperazione allo sviluppo. La lettura degli eventi extraeuropei, del processo di decolonizzazione, delle iniziative dei G77, delle campagne di lotta alla fame, del rapporto disarmo-sviluppo parte infatti da una visione organica che tenne conto della crescente interdipendenza internazionale dei paesi e delle aree sensibili (il Medio Oriente, il Sudest asiatico, l’Africa sudshariana, l’America latina), così come della pervasività della politica estera sugli scenari nazionali. In quest’ottica Moro prese gradualmente coscienza degli effetti di regionalizzazione della guerra fredda ma anche delle prospettive che si andavano aprendo intorno ai processi di integrazione (il prototipo europeo) e alla valorizzazione del sistema delle Nazioni Unite. Osservando un Terzo mondo in trasformazione, pur nei limiti di un solido realismo politico e all’insegna della prudenza, Moro si impegnò allora nella costruzione di un progetto originalmente multilaterale, cercando per l’Italia spazi di movimento e mediazione e allargando la rete di interlocutori della Farnesina. Dopo una premessa sulla metabolizzazione lenta di tali dinamiche negli anni del centro-sinistra, ci si concentra sul quinquennio alla guida del ministero degli Esteri, per provare a rileggere le forme, i progetti e le difficoltà di una politica extra-europea italiana, le risposte agli stimoli postconciliari ma anche l’elaborazione di un metodo di lavoro che collegava i piani dell’atlantismo e del bipolarismo con quelli di un dialogo creativo con i paesi in via di sviluppo. Un cammino difficile e incompiuto che permise però a Moro di elaborare una propria visione giuridica, politica, culturale e finanche religiosa dell’internazionalismo. Le fonti di riferimento sono molteplici, dalle carte conservate presso l’Archivio centrale dello Stato, al carteggio Moro-La Pira, dai documenti dell’Ipalmo alla stampa del tempo.
Moro e il "Terzo mondo". Tra politica estera e dimensione culturale (1969-1973), 2014-11.
Moro e il "Terzo mondo". Tra politica estera e dimensione culturale (1969-1973)
De Giuseppe, Massimo
2014-11-01
Abstract
Il saggio intende ricostruire l’approccio di Aldo Moro alla questione del «Terzo mondo». Una visione organica che si sviluppò per gradi, attraverso un’azione politica e culturale a tutto campo che non si limitò a isolare il problema all’interno di una mera dinamica di cooperazione allo sviluppo. La lettura degli eventi extraeuropei, del processo di decolonizzazione, delle iniziative dei G77, delle campagne di lotta alla fame, del rapporto disarmo-sviluppo parte infatti da una visione organica che tenne conto della crescente interdipendenza internazionale dei paesi e delle aree sensibili (il Medio Oriente, il Sudest asiatico, l’Africa sudshariana, l’America latina), così come della pervasività della politica estera sugli scenari nazionali. In quest’ottica Moro prese gradualmente coscienza degli effetti di regionalizzazione della guerra fredda ma anche delle prospettive che si andavano aprendo intorno ai processi di integrazione (il prototipo europeo) e alla valorizzazione del sistema delle Nazioni Unite. Osservando un Terzo mondo in trasformazione, pur nei limiti di un solido realismo politico e all’insegna della prudenza, Moro si impegnò allora nella costruzione di un progetto originalmente multilaterale, cercando per l’Italia spazi di movimento e mediazione e allargando la rete di interlocutori della Farnesina. Dopo una premessa sulla metabolizzazione lenta di tali dinamiche negli anni del centro-sinistra, ci si concentra sul quinquennio alla guida del ministero degli Esteri, per provare a rileggere le forme, i progetti e le difficoltà di una politica extra-europea italiana, le risposte agli stimoli postconciliari ma anche l’elaborazione di un metodo di lavoro che collegava i piani dell’atlantismo e del bipolarismo con quelli di un dialogo creativo con i paesi in via di sviluppo. Un cammino difficile e incompiuto che permise però a Moro di elaborare una propria visione giuridica, politica, culturale e finanche religiosa dell’internazionalismo. Le fonti di riferimento sono molteplici, dalle carte conservate presso l’Archivio centrale dello Stato, al carteggio Moro-La Pira, dai documenti dell’Ipalmo alla stampa del tempo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.